giovedì 29 dicembre 2011

La più bella conferenza dopo il big bang


Sommo godimento oggi davanti a Skytg24 nel vedere una conferenza stampa di fine anno senza l'esponente principale dello schieramento avverso a Walter Veltroni. 
Noi Italiani abbiamo ragione quanto vogliamo a incazzarci per tutte le tasse in più che pagheremo, ma dobbiamo comunque ricordarci che tutto ciò è una diretta e inevitabile conseguenza di 30 anni di malgoverno (di destra centrodestra centro centrosinistra e sinistra) che ci hanno portato sull'orlo del precipizio. Ma sarebbe meglio dire "oltre", visto che per quanto riguarda lo spread il punto di non ritorno lo sorpassammo già a novembre. Ora per resuscitare un Paese morto ci vuole qualche miracolo. 
Lecito quindi mettersi a pregare o prepararsi al peggio. 
E nessun politico oggi seduto in Parlamento può dire un "bah" a Monti. Anzi, dovrebbero prendere tutti esempio dalla Binetti e autociliciarsi per aver condotto il Paese nel baratro. Invece di provare tutti i giorni a farne il perfetto capro espiatorio italiano. 
Forse non sarà un infallibile robot, ma almeno è una persona seria. Che di questi tempi sembra già tutto. 
E' passato solo un mese, ma a guardar bene sono anni luce. 

mercoledì 21 dicembre 2011

Lotta con noi, Elsa Fornero


Abbiamo tra i 18 e i 30 anni. Non abbiamo un contratto ma lavoriamo lo stesso.
Lavoriamo tanto, e bene. Ci piace lavorare. Sì, ci piace.
Perchè il nostro obiettivo, traguardo, sogno è l'indipendenza.
Uscire di casa come i nostri amici olandesi inglesi tedeschi. Pagare l'affitto e le bollette. Non dover chiedere soldi ai genitori o ai nonni. 
Lavoriamo per l'indipenza. Lottiamo per l'indipendenza.
Ma per noi in Italia lavorare non basta. 
Un mercato del lavoro impazzito, in apparenza senza regole, impedisce oggi ai giovani italiani di avere retribuzioni decenti: stage, praticantati, tirocini vengono utilizzati da imprese aziende e professionisti per ottenere manodopera gratis. La finalità formativa di questi strumenti è oramai stravolta.
In particolare l'abuso dello stage è fuori controllo: sempre più datori di lavoro aggirando la legge licenziano il personale a contratto per assumere nuovi stagisti, che ovviamente non pagano o pagano una miseria. Li sfruttano un po' di tempo, fino a sfinirli. E quando uno di noi se va possono scegliere fra altri tre.

mercoledì 14 dicembre 2011

Uno sciopero vecchio


Il 19 dicembre sarà sciopero generale nei servizi pubblici. D'altra parte non c'è manovra senza sciopero. Berlusconi, Prodi, Monti: nessuno scampa. Tuttavia, a mio avviso, in questo caso siamo di fronte ad uno sciopero un po' troppo premeditato, indetto ancora prima dell'uscita del testo definitivo della manovra. E allora il legittimo sospetto è che i sindacati vogliano punire il Presidente del Consiglio per aver superato definitivamente la politica della concertazione infinita. 
Alla domanda "qual'è la grande colpa del governo tecnico?", Susanna Camusso risponde: "il Governo ha difeso la sua impostazione sulla manovra e ha cercato di argomentare che sarebbe stata equilibrata". Un po' poco. Perchè alla fine l'equità e l'equilibrio sono elementi che nella manovra ci sono. Anche se si tratta di una manovra di emergenza, e in troppi fanno finta di dimenticarlo. Anche se ciò che conta più di tutto sono solo i saldi, e questi devono rimanere invariati. Anche se l'Italia è ancora sotto il controllo dell'FMI, e il fallimento purtroppo non è solo uno spettro.

domenica 20 novembre 2011

Madama d'America

Uno pensa che Davis, University of Calafornia, sia uno dei pochi posti veramente civili al mondo. Poi guarda questo video e la nonchalance con cui la polizia americana spara in faccia a dei ragazzi seduti per terra dello spray urticante. Poi vede l'immagine di Portland. Poi sente che a New York, quando la polizia sgombera Occupy Wall Street, ne mette dentro direttamente quasi 300, così, per star sicuri. E vagli a dire che non stavi facendo niente. 
Altro che controllo dei documenti. In confronto la polizia italiana è una vera Madama. 

martedì 15 novembre 2011

Sic transit gloria mundi


Chissà se nel commentare la sorte di Gheddafi, Silvio Berlusconi stesse pensando solo un po' anche a se stesso. Il tono melanconico dell'ex primo ministro nel videomessaggio dell'altro giorno somiglia a quello del requiem per il dittatore africano, e in generale è stato una costante da un anno a questa parte. Fini, Ruby, il duo Merkel-Sarkozy, i pm milanesi e napoletani, l'Economist: sono stati solo alcuni dei protagonisti della guerra di Silvio. 
Una guerra che ha appassionato il suo governo molto più delle reali condizioni del Paese. L'Italia ha perso almeno un anno di tempo bloccato da un gruppo politico inadeguato alla situazione. Tra uno Scipoloti e una Santanché, il governo meno liberale degli ultimi 150 anni ha tirato a campare vivendo alla giornata, facendo intanto terra bruciata dietro di sé.
Per questo non ho festeggiato molto - a parte un boccale di birra olandese - la caduta di SB. Il timore è che sia arrivata troppo tardi. Il rimorso è quel 14 dicembre 2010, quei tre miseri voti che decretarono con la fiducia in extremis al Governo la sconfitta di Fini e l'inizio dell'agonia per tutto il Paese. E' incredibile quanto le scelte di pochi singoli possano mutare il destino di una Nazione. Se SB fosse caduto il 14/12, molto probabilmente oggi il Governo Monti avrebbe già un anno, qualche riforma importante alle spalle e una stabilità invidiabile. Invece oggi siamo con l'acqua alla gola dopo esser divenuti il principale problema di un'Europa che rischia di colare a picco (non solo però per colpa nostra; vedasi spt al riguardo decisioni franco-tedesche molto egoiste e poco lungimiranti).
"Sono così effimere le cose nel mondo": viene ancora da chiedersi se sia così vero. O meglio, per Gheddafi sicuramente, ma Berlusconi è presente sulla scena politica da 17 anni e ha presieduto 4 governi. Non solo: anche prima di scendere direttamente in campo era grande amico di Craxi e finanziava anche altri partiti oltre ai socialisti. Oggi SB non sarà più un campione, ma intanto è ancora qui. Di certo ci siamo scrollati di dosso un peso (massimo), ma ce ne rimangono molti altri. Tanti gerontoconservatorismi da abbattere. 
In ogni caso, il mio auspicio per i prossimi mesi/anni è che gli italiani smettano di scavarsi la fossa e inizino invece a costruire grattacieli, ripartendo dalle fondamenta.

sabato 5 novembre 2011

In the name of God and Italy

Ci sono 60 milioni di italiani, ma qualcuno di questi è ancora convinto che solo uno di loro, il cittadino Silvio Berlusconi, possa governare l'Italia. La storia insegna però che i così autodefinitisi "uomini insostituibili" hanno spesso e volentieri affondato i loro Paesi. E questo sembra di nuovo essere il caso dell'Italia, in balìa di un uomo (e sottolineo "un": non siamo infatti in presenza di una pluralità di colonnelli armati, come altrove e in altro tempo) che non ammetterà mai di non farcela, di non esserne in grado, di non sapere nemmeno come fare.
La irragionevole resistenza con la quale il cittadino Berlusconi rimane attaccato alla sua poltrona di primo ministro è la più vivida conferma della sua disperazione. Egli sa di essere alla fine e pur di vivere ancora un po', un minuto in più, è pronto a tutto. Anche a far fallire l'Italia. Perchè di questa Italia a lui non gliene può fregare de meno. E' già un cadavere che cammina.

5 novembre, pioggia e fuoco. Tiratelo giù, per dio

domenica 9 ottobre 2011

Dice Jean


Dice Jean: "a cosa serve raccogliere tante firme se poi i vostri politici se ne fregano e nulla cambia?". 
Dice Jean: "anche noi in Francia abbiano iniziato così, raccogliendo firme, dipingendo striscioni, facendo manifestazioni, ma poi abbiamo capito che in questo modo loro, i nostri politici, non li toccavamo affatto. Loro se ne fregavano delle nostre richieste, delle nostre battaglie. 
Ad esempio l’anno scorso con la riforma delle pensioni. Noi studenti abbiamo aiutato i lavoratori perché abbiamo capito che era in gioco anche il nostro futuro. Ma abbiamo dovuto fare qualcosa di più forte che raccogliere delle firme per farci ascoltare dai nostri politici: li abbiamo assediati. In tutte le più grandi città, da Parigi a Tolosa, da Lille a Marsiglia. Abbiamo bloccato tutto e finché non c'hanno dato quello che volevamo non ce ne siamo andati dalle strade. Siamo rimasti fermi lì, col fiato sul loro collo. E alla fine dopo 20 giorni di casini hanno ceduto".
Dice Jean: “sì, certo c'è stato qualche atto vandalico, ma è servito. I McDonald imbrattati, le macchine di lusso bruciate, le banche spaccate, le uova marce e la vernice contro i palazzi del potere: tutto è servito. Perché se non fai vedere che sei pronto a tutto, nessuno ti ascolta. Se non fai vedere che sei veramente incazzato, loro non si spaventano”. 
Dice Jean: “per questo io vi chiedo perché voi italiani state ancora a raccogliere delle firme che i vostri politici possono cestinare quando vogliono. Perché non li assediate anche voi finché non se ne vanno? Funzionerà. In Francia funziona così. Si chiama revolutiòn”. 
Dice Jean: “ma quando li avrete sfrattati è meglio se andate a votare. Perché se non ci andate voi giovani, se ve ne fregherete, ci andranno i vostri padri e i vostri nonni e sceglieranno per voi. Come sempre”.

sabato 17 settembre 2011

L'apartheid italiano nel mercato del lavoro


Per descrivere il dualismo oggi esistente in Italia nel mercato del lavoro è ormai lecito e non eccessivo parlare di "apartheid". In Sudafrica esso fu un regime razziale supportato da una motivazione culturale prima che economica molto robusta, ovvero la necessità che una minoranza ricca ed estremamente capitalizzata, quella bianca, rimanesse proprietaria della maggior parte delle risorse salvaguardando i propri privilegi e il proprio dominio su una popolazione nera, la stragrande maggioranza, affamata non solo dal punto di vista alimentare ma anche e soprattutto da quello della ricerca di opportunità. 
In italia è presente oggi un regime di apartheid forse più sfumato ma comunque inflessibile: difatti di fronte ad una fetta di garantiti e tutelati che va via via assottigliandosi col tempo abbiamo una fascia sempre più grande di esclusi e non garantiti, di precari. 

venerdì 16 settembre 2011

"Non me lo approvano i fascisti. Fini non ci sta".


Ma non era il 'compagno Fini'? E noi non eravamo i 'finiani traditori'?. A parte smascherare tali strumentali accuse, la telefonata dell'ottobre 2009 tra Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, da una parte ci mostra un Primo Ministro stanco e costretto a dare retta a faccendieri d'ogni risma, e dall'altra dimostra che, all'origine del conflitto che portò alla scissione di Fli, c'era principalmente il rifiuto finiano di sottoscrivere ulteriori leggi ad persona. 
Fu quindi sulla legalità e sul senso dello Stato che si è spaccò il Pdl. E chi alzò la testa lo fece per dire un coraggioso "basta".

sabato 6 agosto 2011

United States of China


Crasse risate: questa la reazione di Jason, studente cinese di economia a San Francisco, alla domanda "che ne pensi della situazione finanziaria americana?". Sghignazzi che valgono più di tutti gli opinionisti della cnn, fox e cnbc messi insieme. Perchè la verità è che gli USA se li è comprati tutti la Cina, e i cinesi lo sanno bene che le stars and stripes ormai sono cosa loro. E ora possono farne quel che vogliono.   
Intanto gli USA stanno facendo di tutto per mascherare i loro enormi buchi. L'attacco a Italia e Spagna si spiega anche (ma non solo, noi latini abbiamo colpe enormi, per esempio governi incapaci a reagire e svogliati nei confronti delle riforme obbligatorie) con la volontà di spostare l'attenzione dei mercati sull'altra parte dell'atlantico. Complici perfette le agenzie di rating, tutte americane.
E se alla fine anche Standard & Poor's presa da un sussulto di dignità è riuscita a declassare per la prima volta nella storia i titoli di stato degli USA, sembra che la patata ormai sia troppo bollente per tenerla ancora tra le mani. E' proprio pronta per cadere.
Siamo all'ultimo atto dell'imperialismo americano, e il più grande rimpianto in questo momento ce l'ha l'Europa, la quale forse non ha ancora capito che smantellare euro e UE è il più grande regalo che si possa fare alla Cina.
Questo penso e scrivo. 

martedì 26 luglio 2011

Ministeri Itineranti


La finanziaria toglierà circa 1.000 euro all'anno alle famiglie italiane, ma in Padania è festa grande per la partenza del tour dei Ministeri Itineranti al Nord: dopo la prima di Monza le prossime tappe saranno Castione della Presolana, Foppolo, Lignano Sabbiadoro, Jesolo e Cattolica, poi gran finale a Pecorara.  

foto by Nonleggerlo

venerdì 24 giugno 2011

Bisignani, i colonnelli e il complotto ai danni di Fini


“Il popolo delle libertà oggi non c'è più. E' solo il partito del predellino, Forza Italia che si è allargata con qualche colonnello che ha solo cambiato generale e, se fosse necessario, lo cambierebbe ancora”. Gianfranco Fini pronunciò queste parole il 5 settembre 2010. Oggi, a quasi un anno di distanza da quel pomeriggio di Mirabello, dall’inchiesta di Napoli denominata “P4” emergono nuovi elementi che vanno a confermare quel lontano ammonimento. Non solo: dalle intercettazioni emerge chiaramente il complotto ordito dagli ex colonnelli di AN e finalizzato a togliere il presidente Fini dalla scena politica.
I commenti di Bisignani alle vicende che riguardano il presidente della Camera sono numerosi. All’apice dello scontro Fini-Berlusconi, con in bilico l’ipotesi di creazione di un governo tecnico, Franco Frattini si rivolge a Bisignani lamentandosi che la linea dura degli ex colonnelli (La Russa, Gasparri, Matteoli) sta rischiando di far saltare per aria il governo: “Per salvare la loro pelle, gli ex AN ci mandano tutti nel baratro”. Bisignani è d’accordo col ministro: “E [per] fare le vendette che loro non sono riusciti a fare... perché questa è la verità”.

domenica 12 giugno 2011

Fino alla fine forza Piacenza


Sabato scorso al Garilli avevamo già capito tutto. Le facce dei giocatori dopo lo 0-0 con l'Albinoleffe erano inequivocabili: ripetevamo "ragazzi noi ci crediamo" proprio perchè avevamo capito che loro avevano smesso di crederci da un pezzo, da quella maledetta Atalanta-Piacenza. Da lì è iniziata la discesa, dopo un periodo di buoni risultati che ci aveva portato a 2 punti dai play-off. Gervasoni e Doni: una coppia che difficilmente dimenticheremo, sperando che l'ex cremonese - scherzo del destino - rimanga l'unico dei biancorossi ad essersi macchiato di nero. Ma quanti giocatori servono per truccare una partita? Bastano solamente un difensore e un attaccante? 
Domande che ora passeranno in secondo piano, perchè si è avverato quello che tutti temevamo e avevamo previsto non da mesi, ma da anni. Da quando dopo aver sfiorato il miracolo dei play-off con Degano e Simón, ad ogni giugno la squadra veniva smembrata, il progetto accantonato, le ambizioni ridimensionate in partenza. Abbiamo visto abbandonare tre grandi allenatori come Iachini, Pioli e Ficcadenti: tutti e tre lasciati andare perchè chiedevano che la squadra rimanesse competitiva. "Se retrocediamo, il Piace fallisce": lo dicevamo e lo sapevamo tutti che sarebbe andata così. Tutta la città lo sapeva. Ora abbiamo 20 giorni per  salvare il Piacenza, e non sembra esserci nessun sceicco alla porta.

martedì 7 giugno 2011

I dolori del giovane Uolter


«Il mio futuro personale dopo l'esperienza di sindaco di Roma? Prevedo la chiusura della mia esperienza di politica attiva ed istituzionale. L'Africa o qualcosa di simile: l'importante, per me, sarà continuare una missione civica. E non ridurre la vita a una carriera politica... E se qualcuno non ci crede e mi dà del furbacchione, io lo sfido a parlarne tra 5 anni» prometteva Walter Veltroni l'8 gennaio 2006.
Sappiamo già che non è andata proprio così, e che dopo le dimissioni da segretario nel PD ha fondato una corrente interna, Movimento Democratico, lanciata al lingotto il 22 gennaio scorso e alla quale oggi aderiscono circa 75 parlamentari. In questi giorni esce invece il suo ultimo libro, L'inizio del buio: preludio ad un nuovo ritorno in campo?  

Due o tre cose sul referendum


Non penso proprio che voterò tutti e quattro i sì (il mio unico sì sicuro oggi è quello sul legittimo impedimento), ma andrò comunque a votare. Trovo la moda dell'astensione vigliacca, meschina e autolesionista. Prendiamo l'acqua pubblica: sono convinto che se gli astensionisti si fossero impegnati per mettere in piedi dei seri comitati per il no ne avrebbe giovato tutta la democrazia italiana, la quale avrebbe potuto assistere ad un dibattito alla pari tra i difensori delle diverse ragioni. Anche se vince il no, l'acqua rimarrà un bene di tutti e i servizi idrici potranno ancora essere gestiti da società con partecipazioni del pubblico. Detto questo, ci sono anche forti ragioni a supporto del sì, come la mancata istituzione di un'Authority di controllo. I contrari al referendum hanno però avuto paura e hanno rinunciato in partenza a lottare per il no sull'acqua, sperando nel mancato quorum e lasciando liberi i comitati per il sì di politicizzare la consultazione in ottica antigovernativa e antiberlusconiana. Credo che questo sia stato un grande errore che avrà delle conseguenze molto negative perchè, a prescindere dalle posizioni personali di ciascuno, se i referendum su nucleare e servizi idrici superassero i quorum e i sì vincessero con percentuali bulgare, un domani qualunque governo farebbe estremamente fatica a legittimare un suo intervento su queste materie.

domenica 5 giugno 2011

sabato 4 giugno 2011

Ahi pepinos!


Sono stati crocifissi dai tedeschi e dal Commissario europeo alla salute, ma i cetrioli spagnoli (los pepinos, in castigliano) alla fine sono risultati innocenti. Per quattro giorni la storia del cetriolo killer è rimbalzata su tutti i media mondiali facendo crollare il mercato spagnolo. Mentre Madrid chiede i danni alla Germania per aver accusato ingiustamente gli ortaggi iberici, verdurai politici scienziati fanno gara a chi mangia più cucumis sativus (nome scientifico) nell'intento di dimostrare al popolo che non vi è nulla da temere. Il leader dei popolari Rajoy è stato ricoverato all'Hospital Universitario 18 de Octubre non per intossicazione da E. coli, bensì per indigestione da tortillas cetriolate. Ma il vero responsabile non si trova e la Merkel brancola nel buio. Intanto la Russia ci va prudente e blocca tutte le importazioni di verdure dall'UE, la Coldiretti auspica il ritorno al cetriolo autarchico e l'OMS aspetta gli ordini delle case farmaceutiche per lanciare un nuovo vaccino antipepinos. In tutto questo McDonald's è l'unico a rimanere tranquillo: i cetriolini del Big Mac non li ha mai mangiati nessuno. 

venerdì 3 giugno 2011

Comunque è andata era un successo


Anche se non ci è riuscito di trasporre la tua letteratura in politica, grazie compagno camerata Pennacchi. 

I problemi dei giovani creati dai vecchi debbono risolverli i giovani


"I vecchi hanno creato i problemi del mondo. Quelli che debbono risolverli sono i giovani". Parole di Giuseppe Mazzini, il quale mise in pratica questa sua convinzione con la Giovine Italia, associazione politica insurrezionale che ebbe un ruolo chiave nel Risorgimento italiano e alla quale aderirono migliaia di giovani italiani. 150 anni dopo il più grande problema dell'Italia, prima dei giudici comunisti e prima dei barconi di immigrati, è quello della generazione tradita. Se nel prossimo futuro non cambierà qualcosa, se la società tutta non prenderà atto delle disparità che stanno avvelenando il mondo del lavoro, quello che ci aspetta è una rivolta generazionale. Passeranno uno due tre anni ma arriverà. Il tempo di far uscire da scuole e università un altro po' di neet (Not in Employment, Education and Training), il tempo di logorare il cordone ombelicale delle famiglie e qualcosa anche in Italia accadrà. 
Perchè tutte le garanzie in questo Paese vanno a chi è sotto il riparo del posto fisso, il sistema di welfare è tarato solo sulla cig, la flessibilità va bene solo per "gli ultimi", quelli che con i loro contributi pagano le pensioni dei vecchi, ma non sanno se loro di pensioni mai ne avranno. Fatta la legge, trovato l'inganno: stagisti, precari, co.co.co. sono vittime di un sistema lasciato andare, che nessun politico ha il coraggio di riformare anche perchè siamo governati da una generazione Gollum (come l'ha definita bene il futurista), ultrasessantenni che mai senti parlare di cose come l'occupazione giovanile. 
E allora i problemi dei giovani creati dai vecchi debbono risolverli i giovani. 

martedì 31 maggio 2011

Canale Pisapia


"Prima ha piovicciato piano piano e poi è piovuto a dirotto. La gente non sapeva dove andarsi a riparare, perchè non c'era niente lì, solo le buche o i picchetti di legno per terra delle fondazioni ancora da scavare. Però di gente ce n'era in gran quantità. Ci avevano fatto venire tutti perchè - lei capisce - viene il Duce a fondare una nuova città e tu non gli fai trovare nessuno? [...] Poi, come lei sa - perchè sta nei libri di storia - appena è arrivata la macchina del Duce ha smesso di piovere ed è uscito fuori un sole anche qui che in cinque minuti ha asciugato tutto quanto".

Antonio Pennacchi, Canale Mussolini

giovedì 26 maggio 2011

Ultimo tango a Milano


"Nessuno ha il coraggio di rinfacciare alla Moratti la disfatta, eppure tutti nel partito sapevano che partiva dal 40%: guadagnando un punto e mezzo le è già andata di culo. Nessuno osa dire che ha sbagliato Berlusconi a dare ai giudici dei brigatisti o a fare i comizi sotto Palazzo di Giustizia. Allora dicono che è colpa del Giornale, dei falchi, della Santanchè. Rispondo che sono ipocriti: se critichi il Giornale, che sostiene le posizioni di Berlusconi, critichi il capo del partito". 

Alessandro Sallusti, Vanity Fair 

martedì 24 maggio 2011

L'arma segreta


Tra gli ufologi è diffusa la convinzione che dietro la storia dell'arma segreta che avrebbe consentito al Terzo Reich di ribaltare le sorti della seconda guerra mondiale vi fosse proprio il progetto di un ufo: i nazisti stavano davvero lavorando a nuove armi fantascientifiche, e tra queste vi erano appunto i dischi volanti. Leggende moderne a parte, si sa che Hitler dopo lo sbarco alleato in Italia convinse (o costrinse) Mussolini a rimanere al suo fianco anche con l'argomentazione che la Germania stava sfornando un'arma segreta che avrebbe consentito ai nazisti di sbaragliare tutti i nemici. 
La storia ha poi mostrato che dietro la promessa delle armi segrete vi era il nulla, ovvero un disperato tentativo della propaganda nazista di convincere la popolazione tedesca a credere sino all'ultimo nella "vittoria finale". La storia dell'arma segreta di Hitler me l'hanno fatta venire in mente le ultime dichiarazioni di Pdl e Lega Nord prima del ballottaggio di Milano. Infatti Calderoli giovedì annunciava una grossa sorpresa che avrebbe dovuto cambiare il modo di pensare dei milanesi in vista dei ballottaggi. Tale sorpresa si è poi rivelata essere niente popò di meno che il trasferimento di alcuni ministeri da Roma a Milano. Un'arma segreta decisamente spuntata, buttata lì senza avere nulla di serio dietro, che ha fatto incavolare più gente che altro. Forse per Silvio e Umberto era meglio promettere direttamente gli ufo.

lunedì 23 maggio 2011

Fasciocomunismo? Molto meglio pensare ad un liberalfuturismo


Premetto che il fasciocomunista è uno dei miei libri preferiti. Premetto che considero Antonio Pennacchi un grandissimo scrittore e un intellettuale che ci vede molto avanti (forse troppo?). Premetto che se non mi fossi avvicinato a GenerazioneItalia prima e Futuro e Libertà dopo non avrei imparato tutte le cose che adesso so sulla storia politica di Fini, l'Msi, Almirante, Rauti, lo sfondamento a sinistra, il fascismo immaginario e, appunto, il fasciocomunismo. Perchè prima che Gianfranco Fini mandasse a quel paese Berlusconi non avevo mai militato in un partito e nemmeno pensavo di farlo. Non conoscevo le storie dei Briguglio, Granata, Perina, nè di tutti gli altri. Premetto che ringrazio il Pennacchi per averci messo la faccia a Latina, per aver provato a svelare l'ipocrisia di chi, finite le ideologie del '900, continua a utilizzarne gli schemi per vincere facile. 
Tuttavia un pensiero sul fasciocomunismo ce l'ho e ho voglia di esprimerlo: per me è il passato, o meglio, un'incompiuta del passato. Fli non può essere fasciocomunista, perchè indietro non si torna e non è possibile cambiare oggi le scelte del passato. Non si può costruire qualcosa di nuovo nè arrivare ai giovani d'oggi utilizzando quelle parole, "fascista" e "comunista", da cui siamo ormai distanti anni luce. 

venerdì 20 maggio 2011

Tahir, Madrid


Ho vissuto quasi un anno a Madrid, ma Sol così non l'avevo mai vista: los acampados protestano da cinque giorni e cinque notti. Il movimento 15-M sembra aver incantato i giornali spagnoli, soprattutto el Pais. Non so in cosa si tramuterà questa Tahir spagnola, se rimarrà una manifestazione di protesta o si tramuterà in un movimento politico (dicono che l'idea sia quella di prendere a modello il Movimento 5 Stelle di Grillo), ma un primo risultato los indignados l'hanno già ottenuto: tutti in Spagna ne parlano. Delle loro rivendicazioni, alcune sono interessanti e suggeriscono spunti di riflessione. 
Innanzitutto il tema della rappresentanza politica: i giovani (e meno giovani) scesi in piazza non si sentono rappresentati dai partiti dell'arco parlamentare: non dal PP, ma nemmeno dal PSOE. Posso sbagliarmi, ma la mia senzazione è che quello del 15-M sia un movimento politicamente egemonizzato da gruppi spontanei a sinistra del PSOE e anarchici. A causa del sistema elettorale spagnolo alle elezioni politiche del 2008 Izquierda Unida, pur essendo numericamente il terzo partito del Paese con 963.040 voti (pari al 3,8%), riuscì ad ottenere solamente 2 seggi in Parlamento: a livello nazionale c'è quindi un vuoto lasciato dalla coalizione della sinistra spagnola che in qualche modo deve essere colmato. 
Ciò non toglie che alcune delle istanze presentate dagli acampados siano molto condivisibili: il grido di allarme per la disoccupazione giovanile al 43%, la protesta contro le liste sporche piene di candidati indagati per corruzione, la richiesta di un sistema di finanziamento dei partiti chiaro e trasparente. Sono insomma problematiche non solo spagnole,  ma anche italiane, e alle quali i partiti politici, se non vogliono perdere consenso e credibilità, dovranno dare risposte forti e chiare. Sia in Spagna sia in Italia. 

lunedì 16 maggio 2011

La legge del contrappasso


Chi scrive ama il bel calcio e i bei giocatori, quelli che la palla sanno che è rotonda e la sanno accarezzare come si conviene a una bella ragazza. Puoi essere alto quanto vuoi e grosso come un'armadio ma se non sai fare due passaggi giusti di fila è meglio che ti dai alla lotta greco-romana. La regola che al calcio deve giocare chi ha i piedi buoni in Italia qualcuno sembra essersela dimenticata: mettiamo fisico e tattica sopra tutto il resto e coltiviamo sempre meno talenti. Ma si sa, i campionati non li vincono gli schemi di Delneri (anche se magari quelli ti salvano il Chievo): per vincere veramente qualcosa devi essere imprevedibile. I campionati (e le Champions) li vincono quelli con i piedi buoni. 
E quando d'estate mandi via quelli giovani con i piedi buoni come Giovinco per comprare a gennaio un LucaToni ormai tramontato (massima stima per il numero uno che fu, ma sottolineo: "che fu"), è giusto che l'anno prossimo non giochi neanche l'Europa League. E' la legge del contrappasso

lunedì 9 maggio 2011

Il confronto dimezzato


Da qualche tempo Skytg24 ha lanciato la campagna "Chiedi il confronto", per stimolare i politici italiani ad accettare i confronti televisivi così come avviene negli altri paesi europei. L'iniziativa è lodevole perchè troppi leader nazionali hanno paura del dibattito aperto e si rifugiano troppo spesso dietro a interviste concordate e conferenze stampa prive di contraddittorio. Inoltre i telegiornali italiani quando parlano di politica si limitano a sfornare in gran quantità i cd. panini, ovvero quei servizi dove vengono sovrapposte una ad una le dichiarazioni dei politici di turno. 
In occasione delle elezioni amministrative del 2011 Skytg24 si appresta a mandare in onda i confronti tra i candidati a sindaco delle città di Bologna, Napoli, Milano e Torino. Purtroppo sembra però che la stessa Sky non abbia ben applicato i medesimi principi che è andata pubblicizzando in questi mesi. Infatti il confronto milanese, ad esempio, sarà solamente tra Letizia Moratti e Giuliano Pisapia: in questo modo vengono esclusi gli altri due candidati principali, ovvero Manfredi Palmeri del Nuovo Polo e Mattia Calise del M5s. E' indubbio che quest'ultimi rappresentano un'ampia fascia di elettorato, considerando che il candidato di Fli/Api/Udc veniva dato dai sondaggi tra l'8 e il 10%, mentre il "grillino" intorno al 5%. A loro viene così negata da Sky la possibilità di rivolgersi, attraverso un confronto diretto con la Moratti e Pisapia, a quel 40% tra cittadini indecisi e propensi ad astenersi.

giovedì 5 maggio 2011

Cancellato Osama


2/5/2011 Barack Obama in tv: "Bin Laden è morto".
4/5/2011 Obama: niente foto di Bin Laden morto.
6/5/2011 Al Quaeda ammette: "Osama è morto".

mercoledì 4 maggio 2011

L'invenzione della "guerra a termine"


Da «il mio amico Gheddafi? Non lo disturbo» (Silvio Berlusconi) e «la Libia? Un modello di dialogo con le popolazioni» (Franco Frattini) siamo passati ai raid missilistici su Tripoli. Pressati dagli alleati, in particolare dalla Francia, anche l’Italia ha infine dovuto riconoscere che il rais libico non può più rimanere al suo posto. E tanti saluti al c.d. “Trattato di amicizia” con la Libia, per il quale un anno fa accampammo il dittatore beduino nella seicentesca Villa Pamphili, gli tributammo tutti gli onori col Carosello dei Carabinieri e ci rendemmo ridicoli al mondo permettendogli di insegnarci il Corano. «L’Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa» disse protetto dalle sue amazzoni di fronte a 500 ragazze ben retribuite.   
Prima della presentazione della mozione Pdl-Lega-Responsabili, nei confronti della Libia ormai pensavo di averle viste tutte da parte del Governo. Non è così, perché la Lega Nord è riuscita a inventarsi la “guerra a termine”: d’ora in avanti infatti si avranno «tempi certi da comunicare al Parlamento per concludere le azioni militari». E se in Libia o in un altro paese qualcuno vuole continuare a fare la guerra oltre il termine deciso dall’Italia, affari loro: noi ce ne andiamo a prescindere. Che fissare “tempi certi” per le missioni sia impossibile lo ha detto subito anche l’ammiraglio Rinaldo Veri, capo della componente navale delle forze alleate in Libia: «i progressi sono lenti ma costanti. La missione si concluderà solo quando tutte le truppe pro-Gheddafi si saranno ritirate e non ci saranno più minacce per i civili, come previsto dalla risoluzione 1.973 delle Nazioni Unite».

lunedì 25 aprile 2011

Lettera di Giuseppe Galli al Corriere


Milano, 19 marzo 1980: Guido Galli, giudice istruttore presso il tribunale di Milano cade assassinato dai terroristi di Prima Linea. Milano, aprile 2011: decine di manifesti, recanti la scritta “Via le BR dalle procure”, fanno bella mostra tra le vie cittadine. 19 marzo 1980: un bambino di dodici anni piange disperato il padre ucciso. Aprile 2011: un uomo di oltre quarant'anni è costretto a leggere manifesti infamanti contro “quelle procure” che guidarono il Paese oltre la devastazione del terrorismo. Gli attacchi che, da mesi, si susseguono contro i magistrati e, soprattutto contro la procura di Milano, toccano il culmine con un'accusa verso quei giudici il cui solo torto è quello di far rispettare le leggi e di applicare la giustizia. La delegittimazione sistematica di un'intera categoria, da parte di una classe politica la cui responsabilità è, forse, inferiore solo alla follia di chi stampa certi manifesti, non fa altro che indebolire le istituzioni e rende più vulnerabili tutti noi. Quale reazione a certi messaggi da parte di chi ci governa? Nulla, o poco più: il vuoto totale. C'è amarezza in chi, tanti anni fa, ha visto il proprio padre assassinato dai terroristi e oggi, nella città in cui vive, legge certe parole. Ma c'è anche la consapevolezza che, così come allora Guido Galli cadde con il codice in mano, oggi tanti altri magistrati, tenaci e coraggiosi, con quello stesso codice, applicano le leggi. Quel bambino oggi sa che le sue sorelle maggiori, tutti i giorni, sono lì, nel tribunale di Milano, nella “procura delle BR”, per permettere a lui, e a tutti noi, di poter vivere in un Paese giusto, libero e democratico. 

Giuseppe Galli [figlio di Guido Galli, ndr]

Sogno il 25 aprile


Questo 25 aprile il mio pensiero corre a Edgardo Sogno. Monarchico e liberale, antifascista sotto Mussolini e anticomunista nel dopoguerra. Eroe della Resistenza, rischiò più volte la vita durante la guerra civile. Per le sue imprese venne insignito della Medaglia d'oro al valor militare. Lottò sempre per la libertà e per l'Italia. Dette tutto sè stesso prima per la Corona e poi per la Repubblica: fece politica attiva nel Pli clandestino, poi confluito nel CLNAI. Prese le armi quando necessario. Dopo la guerra fondò il movimento Pace e Libertà, e quando gli ungheresi insorsero a Budapest nell'autunno del 1956, si gettò nella mischia e operò da Vienna per accogliere i profughi in fuga dalla repressione sovietica. 
Il mio pensiero corre a Edgardo Sogno perchè il suo è stato tra i massimi esempi della Resistenza italiana. Una Resistenza che a qualcuno piace ancora tanto descrivere e mitizzare come solamente rossa comunista, lasciando da parte chi dette un contributo pari se non maggiore: parlo dei resistenti azzurri, i badogliani, i monarchici, i militari, i cattolici, i socialisti e anche gli azionisti.  

La vita spericolata di Edgardo Sogno la trovate nel fantastico libro Testamento di un Anticomunista (scritto con Aldo Cazzullo).

venerdì 22 aprile 2011

Un anno fa


"Il tradimento, che certamente è nel novero dei comportamenti umani poco dignitosi, allinea spesso in coloro che sono adusi all'applauso e in molti casi all'acritica approvazione, salvo poi quando i leader girano le spalle dire tutt'altro. Raramente il tradimento è nella coscienza di chi si assume la responsabilità in pubblico ed in privato di insistere su alcune questioni. Io lo considero un fatto di lealtà".
Gianfranco Fini

giovedì 21 aprile 2011

Berlusconi espulso dal Pdl


La vicenda del candidato a consigliere comunale Roberto Lassini, responsabile dei manifesti "via le BR dalle Procure", è paradigmatica dello stato di confusione e ipocrisia in cui versa il Pdl. All'indomani dell'affisione dei manifesti è scattata la gara a prendere le distanze dal soggetto autore della sortita. La Moratti si è impuntata minacciando il Pdl di trovarsi un altro candidato sindaco ("o io, o Lassini!") mentre il presidente del Senato Schifani ha condannato il gesto "senza se e senza ma".
Ora molta gente non capisce perchè alcuni membri della maggioranza si siano scagliati con tanta foga contro il Lassini, trasformandolo in un vero e proprio capro espiatorio delle colpe del suo leader. D'altra parte il candidato non ha fatto altro che riportare per iscritto alcuni dei messaggi che Silvio Berlusconi lancia ormai da sedici anni, in piena coerenza con la linea politica del suo partito. 
La verità è che all'interno del partito c'è una vasta area moderata che si sente in imbarazzo per l'ideologizzazione delle elezioni amministrative e la ricerca a tutti i costi dello scontro istituzionale. Ma nel momento in cui il Pdl espelle Lassini, espelle lo stesso Berlusconi.

mercoledì 20 aprile 2011

Proposta di dittatura


E tanti cari saluti a Montesquieu.
[Il Pdl propone di cambiare l'art. 1 della Costituzione per sottomettere al Parlamento la Magistratura e il Presidente della Repubblica, ndr]

È destra questa?


Ma è davvero destra quella che paragona la Magistratura alle BR? È destra quella che fa leggi che agevolano la corruzione? È destra quella che si scaglia contro la Costituzione? È destra quella che bacia le mani ai dittatori? È destra quella della macchina del fango? È destra quella che vuole uscire dall’Europa? 
E pensare che c’era chi diceva che la destra fosse qualcos’altro: coraggio, libertà, nazione, Europa. C’era chi diceva “l’Europa o la fa la destra o non si fa”. Sarebbe bene ricordarlo a tanti ignavi.

martedì 19 aprile 2011

La mia Europa contro il Pdlega e la destra feltriana


Fa male vedere un governo italiano così in crisi di consenso e di risultati che, non sapendo più con chi prendersela, minaccia di uscire dall'Unione Europea. Quando Gianfranco Fini ormai più di un anno e mezzo fa ammonì il Pdl avvertendo che il partito si stava riducendo ad andare a rimorchio della Lega Nord venne dapprima isolato e poi espulso nella maniera che tutti ricordiamo. Successivamente furono tanti i moderati come Alfredo Biondi che lasciarono Berlusconi, colpiti dalla maniera stalinista di gestione del partito. Oggi la deriva populista di quella che doveva essere la grande casa dei liberali e dei moderati di centrodestra è ancor più evidente. Il Pdl segue a ruota la Lega Nord su tutti i principali temi, dall'immigrazione alla guerra in Libia e non è in grado di distinguersi da essa se non in relazione alla guerra contro la procura di Milano e alle leggi ad personam in tema di giustizia. 
La conseguenza è un cocktail di governo esplosivo, che mira a cavalcare qualsiasi paura della gente, in ultimo l'euroscetticismo. Che l'UE stia attraversando un periodo di difficoltà è sotto gli occhi di tutti: il processo di unificazione politica, oltre che economica, è in stallo; molti paesi faticano a riprendersi dalla crisi finanziaria che ha colpito il continente, e quelli che si sono ripresi meglio sono restii ad aiutare i c.d. pigs; la concorrenza di Paesi come Brasile, Cina e India si fa sentire e sembra condannare l'europa in futuro a un ruolo di comprimaria. A tutto questo si aggiunge la perdita di compattezza in seno all'UE: Francia e Germania dovrebbero essere i paesi-guida ma stanno rinunciando a questo ruolo a causa di problemi politici interni, l'Italia continua a perdere credibilità e appare sempre più inaffidabile ostaggio dei cultori del bunga bunga, l'allargamento a est non sembra essere riuscito per il meglio, i movimenti nazionalisti e xenofobi continuano a crescere in generale in tutti i paesi dell'UE, soprattutto al nord come in Olanda e in Finlandia.     

lunedì 18 aprile 2011

Manifesto della donna futurista, 25 marzo 1912


[...] L'Umanità è mediocre. La maggioranza delle donne non è superiore né inferiore alla maggioranza degli uomini. Esse sono uguali. Tutte e due meritano lo stesso disprezzo.
Il complesso dell'umanità non fu mai altro che il terreno di coltura dal quale balzarono i genii e gli eroi dei due sessi. Ma, nell'umanità come nella natura, vi sono momenti più propizi alla fioritura. Nelle estati dell'umanità come il terreno è arso di sole, i genii e gli eroi abbondano. Noi siamo all'inizio di una primavera; ci manca ancora una profusione di sole, cioè molto sangue sparso.
Le donne come gli uomini, non sono responsabili dell'arenamento di cui soffrono gli esseri veramente giovani, ricchi di linfa e di sangue.
È ASSURDO DIVIDERE L'UMANITÀ IN DONNE E UOMINI; essa è composta soltanto di FEMMINILITÀ e di MASCOLINITÀ.
Ogni superuomo, ogni eroe, per quanto sia epico, ogni genio per quanto sia possente, è l'espressione prodigiosa di una razza e di un'epoca solo perchè è composto, ad un tempo, di elementi femminili e di elementi maschili di femminilità e di mascolinità: cioè un essere completo.
Un individuo esclusivamente virile non è altro che un bruto; un individuo esclusivamente femminile non è altro che una femmina.
Avviene delle collettività e dei momenti dell'umanità come degli individui. I periodi fecondi, in cui dal terreno di cultura in ebullizione balzano fuori in maggior numero genii ed eroi, sono periodi ricchi di mascolinità e di femminilità.
I periodi che ebbero solo delle guerre poco feconde d'eroi rappresentativi, perchè il soffio epico li livellò, furono periodi esclusivamente virili ; quelli che rinnegarono l'istinto eroico, e che, rivolti verso il passato, s'annientarono in sogni di pace, furono periodi in cui dominò la femminilità.
Noi viviamo alla fine di uno di questi periodi. CIÒ CHE MANCA DI PIÙ ALLE DONNE COME AGLI UOMINI È LA VIRILITÀ. Ecco perchè il Futurismo, con tutte le sue esagerazioni, ha ragione.

venerdì 15 aprile 2011

Il balilla di Letizia


Bellissima giornata di primavera a Milano. Dopo essere stato in Cattolica ne ho approfittato per fare un giretto in centro. In via Dante due gazebo: uno del Pd con due anziani signori che discutevano dei bei tempi che furono e uno del Pdl, più tecnologico e frequentato anche grazie ad un'arma segreta...

giovedì 14 aprile 2011

Il venture capital anche in Italia


La settimana scorsa ho partecipato a Bari alla 1a conferenza nazionale di Generazione Futuro, il movimento giovanile di Fli. Pur non essendo il mio campo, ho voluto partecipare al forum dedicato all'impresa e all'innovazione perchè convinto che da qui passi la risalita economica dell'Italia. Ai due relatori iniziali sono seguiti gli interventi dei ragazzi presenti in sala, un'ottantina di persone. Sono rimasto colpito dalla qualità degli interventi: vi hanno preso parte con critiche costruttive e proposte tanti giovani imprenditori (quasi tutti appartenenti alla piccola-media impresa) consapevoli delle difficoltà del sistema e preparatissimi riguardo a una realtà che vivono in prima persona ogni giorno. 
La discussione si è incentrata sulle problematiche di start up che hanno in Italia le nuove imprese. La proposta del forum concerne l'istituzionalizzazione in Italia del venture capital [al link trovate il testo base]. In un primo periodo lo Stato dovrebbe operare una moral suasion nei confronti di banche e aziende affinchè lo strumento si diffonda tra gli investitori istituzionali. Quello del finanziamento in Italia è un problema culturale: sappiamo che il nostro paese (per vecchi) ha sviluppato una forte avversione al rischio. Per questo è necessario modificare il contesto normativo e regolamentare italiano, incentivando l'attività dei fondi di venture capital e l'iniziativa dei singoli (c.d. business angels) disposti a supportare start up ad alto potenziale innovativo ma prive di capitale iniziale.
D'altra parte "niente rischio, niente facebook". Vogliamo che anche in Italia i giovani con le idee buone possano essere destinatari di investimenti senza dover per forza emigrare in altri paesi più aperti e disposti a scommettere su di loro. 

mercoledì 13 aprile 2011

Più uguali degli altri


All’università (cattolica) mi hanno insegnato che il diritto penale italiano è a due velocità: una velocissima riservata alla categoria dei “disperati”, composta da immigrati clandestini, tossicodipendenti e in generale quei criminali abituali che delinquono proprio perché ormai non possono fare altro e una sempre più lenta inerente i crimini dei c.d. colletti bianchi, cioè quelli che hanno i soldi per pagare laute parcelle agli azzeccagarbugli di turno o, ancora meglio, quelli che una mano la politica gliela dà volentieri, magari con una leggina o un decreto ad personam.  
I crimini tipici dei primi sono i furti, le rapine, lo spaccio di droga, l’immigrazione clandestina: reati inevitabilmente reiterabili per chi sopravvive di essi. I “crimini dei ricchi” sono tutt’altra cosa poichè quasi sempre sono reati contro la pubblica amministrazione, reati tributari, fallimentari e tutti quelli che rientrano nel c.d. diritto penale dell’economia: essi presuppongono un lavoro investigativo lungo e complicato. È difficile trovare le prove quando di fronte hai chi fa di tutto per nasconderle e nel farlo può avvalersi di esperti contabili il cui lavoro spesso è proprio creare un meccanismo di “scatole cinesi” che renda impossibile risalire al vertice di certe operazioni. Non è esattamente come inseguire i ragazzini che rubano con la vespa la borsetta all’anziana signora o come il tossicodipendente che ruba oggetti di valore ai suoi parenti perché ha assoluto bisogno di farsi la dose.

martedì 12 aprile 2011

Un gran casino


Alessandro Massa nasce nel giugno del 1986, periodo rimasto nella storia per la diffusione della nube radioattiva conseguente all'esplosione del reattore di Chernobyl e ad un mondiale di calcio vinto da Maradona più altri dieci che nessuno ricorda.
Dopo una giovinezza passata tra i banchi di scuola del liceo classico cittadino e i campi da calcio lungo la via Emilia, si iscrive a giurisprudenza. L'esperienza universitaria lo porterà a "studiare" un anno a Madrid, per poi tornare a Piacenza e vivere una intensa e struggente storia d'amore con una sua ex compagna del liceo.
Quando Gianfranco Fini alza finalmente il dito contro Berlusconi non ha dubbi e decide di fondare con alcuni amici di università un circolo di GenerazioneItalia, il quale diverrà poi base della sezione piacentina di Futuro e Libertà per l'Italia.
Intanto ormai la laurea è alle porte, l'amore fuggito ancora una volta, il Piacenza lotta per non retrocedere, Obama non si sa se ce la farà anche la seconda volta e in generale in Italia e nel mondo c'è un gran casino.

mercoledì 6 aprile 2011

Un giardino per i tigli di San Francesco


Grandi proteste popolari sta provocando a Piacenza la decisione del sindaco Roberto Reggi di abbattere i 15 tigli che ornano Piazzale Plebiscito, in pieno centro a due passi da Piazza Cavalli. Contro il progetto di riqualificazione è sorto un Comitato spontaneo di cittadini del quartiere e non in difesa dei poveri arbusti, condannati a morte certa dall’architetto Giancarlo Giannessi. Le firme raccolte contro tale decisione sono già circa 3.000.
Il progetto proposto dall’amministrazione è stato bocciato senza appello dalla cittadinanza. Oltre al giudizio negativo sull’abbattimento delle piante (non necessario, in quanto tutte in buone salute) il presentimento che emerge alla vista della elaborazione grafica del futuro piazzale è che si voglia fare spazio per aumentare i posti degli ambulanti e dei parcheggi. Sarebbe un vero peccato, poiché il piazzale potrebbe essere riqualificato veramente anche senza creare una spianata di cemento di cui il centro cittadino può fare benissimo a meno.
Le idee dei cittadini, riunitisi anche su facebook nel Comitato per Piazzetta Plebiscito vanno esattamente nella direzione opposta, ovvero quella di trasformare il piazzale in giardino. La presenza su due lati della piazza dei chiostri originari della Basilica di San Francesco rende particolarmente suggestiva l’idea di ricreare l’ambiente dei chiostri monastici, come suggerito anche dal blog ripensando Piacenza. Siepi sui due lati mancanti del chiostro andrebbero a proteggere il giardino interno con al centro un pozzo o una fontana, raggiungibile mediante camminamenti adornati di panchine. I tigli rimarrebbero al loro posto, contribuendo a creare l’atmosfera di giardino segreto nel mezzo della città. Le automobili verrebbero eliminate dal paesaggio e in questo modo ne guadagnerebbe anche la bellezza della Basilica.
A prima vista il futuro dei tigli di San Francesco può sembrare un argomento minore per la città. In verità non è così, perché è da questi atti di riqualificazione del centro cittadino che passa il futuro di Piacenza. La nostra città deve avere il coraggio di puntare sul bello e deve valorizzare le idee che vengono dai cittadini, sempre migliori di quelle dei nostri attuali amministratori.

martedì 5 aprile 2011

A Latina decida Latina


Sta facendo molto discutere in queste ore la possibilità che Fli si allei con il Pd alle elezioni amministrative per il comune di Latina. Il "caso Pennacchi" nasce dall’ipotesi di presentare a Latina una lista di Fli guidata dall’autore de Il fasciocomunista, a sostegno del candidato di centrosinistra. Ipotesi che sembra aver fatto venire più di un mal di pancia a quella parte del Fli – in particolare ad Adolfo Urso, presidente di FareFuturo – che ritiene qualsiasi accordo con il centrosinistra "innaturale" per il partito di Gianfranco Fini. A favore dell’alleanza con il Pd, a patto di una discesa in campo di Antonio Pennacchi come capolista della inedita coalizione, si sono già espressi il coordinatore laziale Buonfiglio, il capogruppo dei deputati Benedetto della Vedova e Fabio Granata. Pd e Fli si ritroverebbero così uniti "pe’ caccià i ladroni", come spiega oggi Pennacchi in un’intervista rilasciata a Luca Telese.
Non conoscendo tutta la storia recente di Latina, ma sapendo che la città ha affrontatoo un periodo di commissariamento prefettizio e che corruzione e criminalità organizzata sono piaghe diffuse per l’intera provincia (vedasi la ignobile vicenda di Fondi), reputo comprensibile che la dirigenza del Fli locale voglia evitare di rassegnarsi a una destra lì impresentabile.
Se è vero che la linea politica di Fli, ribadita recentemente da Bocchino, è quella di andare a costituire un nuovo centrodestra alternativo alle sinistre, è anche vero che il vecchio centrodestra, quello incarnato da Pdl e Lega Nord, oggi è lontano anni luci dalle linee contenute nel documento programmatico di Fli distribuito e approvato all’Assemblea costituente di Milano: il nostro partito si è posto infatti come obiettivi quelli di "superare il populismo" e "riunire l’Italia".
Essere alternativi alla sinistra non può significare rinchiudersi nella torre d’avorio. I diktat imposti dall’alto non vanno mai bene, perché frustrano le idee e i progetti che nascono dal basso: per questo la soluzione migliore sarebbe che a Latina decida la stessa Latina. Ma se il problema è aver detto che "in nessun caso il simbolo di Fli sarà alleato con quello del Pd", si faccia allora una lista civica trasversale che condivida un programma di rinnovamento incentrato sul tema della legalità. In questo modo si rispetterebbe un’altra linea guida di Fli: andare oltre le ideologie del novecento. È ora che gli italiani imparino a distinguere non tra destra e sinistra, ma tra persone oneste e persone corrotte. "L’hanno capito tutti tranne quelli dell’apparato! Il Novecento è finito: i muri so’ caduti" dice Pennacchi e non posso che essere d’accordo con lui, perchè è lo stesso identico concetto che FareFuturo predica(va?) da due anni.

mercoledì 30 marzo 2011

"Tripoli era una cicatrice bianca nel verde delle palme"

Il mare dei soldati e delle spose, Roberto Giardina, Bompiani editore. 
Consiglio di un romanzo per cercare di capire il rapporto tra Italia, Libia e Lampedusa. 

martedì 29 marzo 2011

Comunisti Padani


Chi si ricorda del Parlamento del Nord? Era un organismo creato dalla Lega Nord con rappresentanza interna al proprio ambito politico. Venne eletto nel 1997 attraverso una consultazione non ufficiale degli iscritti e dei simpatizzanti. Anche se non gli fu attribuita titolarità di rappresentanza democratica nel senso stretto del termine, è però interessante andare a vedere come il "Parlamento Padano"  si divise al suo interno in forze politiche concorrenti, le quali si ispiravano ideologie politiche differenti: tra queste una delle componenti più numerose era quella dei Comunisti Padani.
Mentre negli ultimi anni il Parlamento del Nord ha ormai perso importanza, la corrente dei Comunisti Padani è invece ancora attiva, specialmente in Emilia Romagna. Per esempio a Brescello, nel paese che fu di Don Camillo e Peppone, dove si era anche pensato di presentare una lista con un simbolo rosso: una falce e un martello. Una lista composta naturalmente solo da Comunisti Padani. D’altra parte fu il modenese Mauro Manfredini, oggi capogruppo in consiglio regionale dell’Emilia Romagna, ad inventarsi la sigla dei Comunisti Padani. Come racconta Eleonora Bianchini ne Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere (Newton Compton Editori) «nel 1990 Manfredini decise di prendere penna e francobollo e indirizzare a Umberto Bossi quello che per lui era il simbolo del movimento leghista declinato in salsa emiliana, ovvero comunista. Correva il periodo in cui Bossi aveva chiesto a Maroni di stilare l’elenco con tutti i movimenti che avrebbero fatto parte dell’atto costitutivo della Lega: c’era la Liga Veneta, la Lega Lombarda, il Piedmont Autonomista, l’Uniun Ligure, l’Alleanza Toscana, la Lega Toscane, il Movimento per la Toscana e la Lega Emiliano-Romagnola. Mancava solo qualcuno che presentasse una lista di “chiara appartenenza di sinistra”, come ripeteva con una certa insistenza Bossi a Maroni». Entrarono così in scena una falce e un martello colorati di verde.

lunedì 28 marzo 2011

San Francisco/Milano


San Francisco è sempre stata città d'avanguardia. Negli ultimi anni da qui sono partite le battaglie per l'ambiente, la difesa dei consumatori, l'integrazione multietnica, i diritti civili. The Pacific Rim, il bordo del pacifico, si è sempre contraddistinto per precorrere i tempi spinto da uno spirito libertario impossibile da contenere nelle strette gabbie della politica di Washington. Non solo a sinistra, ma anche a destra. Per esempio lo stesso "The Governator" Arnold Schwarzenegger sulle politiche ambientali si è dissociato fin dal 2006 dalla linea repubblicana, entrando in rotta di collisione con l'amministrazione Bush. Sotto la sua guida la California ha adottato standard più stringenti sui gas di scarico delle automobili e ha imposto tetti severi alle emissioni carboniche per le centrali termoelettriche, le industrie inquinanti e anche le navi. La fuga in avanti della California è stata poi imitata a livello centrale dall'amministrazione Obama. 
La West Coast è ormai da tempo un laboratorio per l'America intera. Qui sorge la Silicon Valley: a Mountain View c'è Google e a Palo Alto c'è Facebook, senza dimenticare la Apple di Steve Jobs. Tutto ciò che è innovazione è "concept in California". Qui ci sono alcune delle migliori università degli Stati Uniti (come Stanford o Berkeley) che attirano  cervelli da tutto il mondo, Italia compresa. Un giovane con un'idea valida sa che qui non sarà difficile trovare qualcuno disponibile a finanziarlo: questa è la patria del venture capital