martedì 7 giugno 2011

Due o tre cose sul referendum


Non penso proprio che voterò tutti e quattro i sì (il mio unico sì sicuro oggi è quello sul legittimo impedimento), ma andrò comunque a votare. Trovo la moda dell'astensione vigliacca, meschina e autolesionista. Prendiamo l'acqua pubblica: sono convinto che se gli astensionisti si fossero impegnati per mettere in piedi dei seri comitati per il no ne avrebbe giovato tutta la democrazia italiana, la quale avrebbe potuto assistere ad un dibattito alla pari tra i difensori delle diverse ragioni. Anche se vince il no, l'acqua rimarrà un bene di tutti e i servizi idrici potranno ancora essere gestiti da società con partecipazioni del pubblico. Detto questo, ci sono anche forti ragioni a supporto del sì, come la mancata istituzione di un'Authority di controllo. I contrari al referendum hanno però avuto paura e hanno rinunciato in partenza a lottare per il no sull'acqua, sperando nel mancato quorum e lasciando liberi i comitati per il sì di politicizzare la consultazione in ottica antigovernativa e antiberlusconiana. Credo che questo sia stato un grande errore che avrà delle conseguenze molto negative perchè, a prescindere dalle posizioni personali di ciascuno, se i referendum su nucleare e servizi idrici superassero i quorum e i sì vincessero con percentuali bulgare, un domani qualunque governo farebbe estremamente fatica a legittimare un suo intervento su queste materie.
Anche se su nucleare (mi chiedo a cosa è servito amputare nel 1986 la centrale di Caorso) e acqua (per principio sono favorevole alla liberalizzazione del mercato, anche come contrasto ai costi politici delle società municipalizzate e degli enti parastatali) ho molti dubbi, andrò comunque a votare per aiutare in primo luogo l'istituto del referendum, uno strumento di partecipazione diretta che va salvaguardato e non combattuto come in troppi fanno per interesse senza capire il suo valore assoluto per una democrazia. In fondo oggi l'Italia è una Repubblica grazie ad un referendum. Certo è più facile lavarsi le mani e rinunciare a confrontarsi quando si ha paura di perdere. Ma sono convinto che una battaglia è meglio affrontarla e perderla con onore, piuttosto che vincerla con l'inganno.