venerdì 30 aprile 2010

Giovani politici crescono (non in Italia)


Ieri sera RaiNews24 proponeva il dibattito finale tra i candidati alle elezioni politiche inglesi. In diretta. Con traduzione simultanea. Tra i canali Rai è certamente l’unico che riesce a dare una informazione imparziale e innovativa, essendo un po’ svincolato dalle logiche lottizzatorie che soffocano il servizio pubblico. Tra i punti che vorrei vedere nel programma di un partito italiano veramente liberale (e quindi immaginario) c’è sicuramente la riforma del servizio televisivo nel senso di una sua indipendenza dai partiti politici, ma non è di questo che volevo parlare quando ho iniziato il post.
Ciò che mi ha suggestionato ieri osservando il dibattito inglese, è stato infatti sentire David Cameron prendere fermamente posizione in favore della divisione tra le banche d’affari e quelle classiche, che dovrebbero occuparsi solo di depositi e non più di investimenti speculativi. Cameron è un tory, un conservatore, però su una materia importante e sentita come questa assume le medesime posizioni di Obama, negli USA accusato dalle lobbies di Wall-Street di socialismo.
In generale devo ammettere che ieri sui temi economici tra Clegg, Brown e Cameron non sono riuscito a cogliere determinanti differenze. I temi su cui si è dibattuto sono stati soprattutto i diversi tagli proposti per abbassare la spesa pubblica e il recupero dei crediti accumulati dallo Stato nei confronti delle banche fallite con la crisi finanziaria. Ciò che determinerà – molto probabilmente – la vittoria dei conservatori, la crescita dei liberal-democratici e la sconfitta dei laburisti sarà soprattutto la voglia di cambiare e svecchiare una politica apparentemente datata di cui Gordon Brown (classe ’51) rimane l’ultimo portabandiera.
David Cameron ha 44 anni. Nick Clegg 43. Quest’ultimo si è reso nei giorni scorsi autore di un appassionato appello ai giovani perché si registrino per il voto. E sembra proprio che la freschezza dei nuovi candidati riuscirà a riportare alle urne molti inglesi sfiduciati dalla politica. La BBC ha fatto ascolti record con i dibattiti dei tre leader come non si vedeva da tempo. Comunque vada, l’Inghilterra ci insegna che la soluzione per ridare fiducia ai cittadini nella politica è il cambiamento. Nei candidati e nelle idee.

(nell'immagine, studenti dell'Università di Birmingham sfidano la pioggia assistendo all'ultimo dibattito davanti a un maxischermo montato sul campo da rugby)

lunedì 26 aprile 2010

Agorà. La religione che uccise la filosofia.


“Voi non mettete in discussione ciò in cui credete. Io, invece, devo” dice Ipazia al vescovo Sinesio di Cirene e al prefetto Oreste, convertitosi per convenienza politica al cristianesimo. In queste parole è contenuto tutto Agorà, film di Alejandro Amenabár uscito in Italia con colpevole ritardo di alcune case distributrici che hanno preferito non scottarsi con una pellicola che in verità solo un bigotto potrebbe intendere come anticristiana.
Si raccontano la vita e la morte annunciata di Ipazia d’Alessandria, astronoma e filosofa neoplatonica vittima del fanatismo religioso del vescovo poi santificato Cirillo e dei suoi parabolani, monaci che tra il IV e il V secolo d.C. si muovevano per Alessandria d’Egitto come oggi fanno in Iran le milizie Basij agli ordini della teocrazia.
Ipazia era la maggior esponente della scuola di Alessandria del suo tempo. Una donna riverita e stimata anche e soprattutto dalla politica. Una donna che non credeva in nessuna religione, ma solo nella filosofia. Per Cirillo ciò non era accettabile; per lui era soprattutto un ostacolo alla conquista del potere assoluto sulla città. Per questo la fece uccidere.
Racconta lo storico bizantino Socrate Scolastico che i monaci parabolani “si appostarono per sorprendere la donna mentre faceva ritorno a casa. Tiratala giù dal carro, la trascinarono fino alla chiesa che prendeva il nome da Cesario; qui, strappatale la veste, la uccisero usando dei cocci. Dopo che l'ebbero fatta a pezzi membro a membro, trasportati i brani del suo corpo nel cosiddetto Cinerone, cancellarono ogni traccia bruciandoli”.
Si può dire che già con l’assasinio di Ipazia inizi a morire l’ellenismo e il sogno della cultura greca e della sua filosofia come collante di tutte le altre culture mediterranee: fenicia, iranica, egiziana, romana. Il dogmatismo di una nuova religione, il cristianesimo, contribuì a disgregare i molti popoli uniti un tempo nella koiné culturale. Con l’avvento di un potere temporale de facto da parte delle primigenie organizzazioni ecclesiastiche diventa impossibile una convivenza pacifica tra pagani, ebrei e cristiani e si apre una stagione di violenze, nella quale non vi è più posto per il dubbio, ma solo per l’indiscutibile “parola di Dio”.

giovedì 22 aprile 2010

Fini alla ricerca del paese reale


Generazione Italia e FareFuturo lo dimostrano tutti i giorni: partendo dal web Gianfranco Fini è alla ricerca del paese reale, mai come ora bisognoso di politica vera. Che parli di giovani per dargli lavoro e non dei "bamboccioni" (come hanno fatto Padoa Schioppa nel governo precedente e poi Brunetta in questo). Che parli di immigrazione non solo come una battaglia contro i clandestini, ma come integrazione di quei ragazzi che rappresentano le seconde generazioni - nati in Italia o arrivaticisi bambini - e che si sentono e sono molto più italiani di certi padani. Che parli ai milioni che non vanno più a votare perchè questo autoreferenzialismo della politica ha stancato: la casta c'è e non ce la siamo dimenticati. Che superi l'anacronismo di divisioni destra-sinistra che servono solo a essere cavalcate da chi al potere c'è già e non vuole essere superato.
La vera divisione è tra chi ha idee e chi no. Tra chi vuole andare avanti, portare l'Italia fuori da questo piccolo medioevo in cui è precipitata, farle raggiungere gli altri paesi europei nel campo dei diritti sociali e dell'attenzione al cittadino, e chi vuole fermarla, opponendole le proprie politiche conservatrici e reazionarie. Non è reazionaria una Lega Nord che fa proclami contro una pillola abortiva inseguendo il più becero populismo? Giustamente gli italiani se interpellati si ribellano. E non è reazionario il Giornale del Presidente del Consiglio quando intraprende sistematicamente campagne ordinate alla demonizzazione dell'avversario politico, in questo caso interno?
Che a salvarci sia uno di destra, sinistra o centro poco importa. Sia un ex fascista, comunista, negro, ebreo, frocio, chissenefrega. Qualunque cosa pur di uscire da questo medioevo. Gli italiani sono stanchi. I giovani italiani sono stanchissimi.
Urge tuttavia un ultimo atto di coraggio per Fini: rinnegare la sua tradizione politica e andare tra la gente alla ricerca del paese reale. Oggi sembra una sfida titanica - David contro Golia - ma se non la si affronta l'alternativa è morire berlusconiani.

domenica 18 aprile 2010

The Berlusconis vs Saviano, ma dov'è la critica?


Oggi Marina Berlusconi ha risposto alla lettera di Roberto Saviano scritta dopo le accuse ricevute da padre. Perchè di accuse si è trattato e non di mere critiche. Secondo le parole di B., "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta" anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come "le serie della Piovra" e in generale "la letteratura, Gomorra e tutto il resto". Vi è racchiuso un concetto breve e chiaro: raccontare la mafia fa fare brutta figura all'Italia. Fa cattiva pubblicità al nostro paese. 
A prescindere dal fatto che all'estero se c'è qualcuno che fa fare brutta figura è proprio il signor B., mentre sono persone come Saviano quelle che vengono stimate in tutto il mondo, quello che colpisce delle parole del cavaliere è come siano ancorate ad una visione della realtà televisiva e quindi fasulla. Più che il bene dell'Italia a B. sta più a cuore l'immagine del paese. Insomma, B. si comporta uguale uguale ad un pubblicitario (e a ragion veduta, probabilmente è il miglior pubblicitario del mondo). Non penso quindi che le accuse a Saviano possano ascriversi ad una supposta collusione mafiosa, bensì sono la conseguenza del suo modo di vedere la realtà (e manipolarla).
Per quanto riguarda la difesa di Marina, essa parte dall'assunto che condivide le critiche del padre - che brava ragazza, mai una volta che gli vada contro, non come quell'altra lì, come si chiamava, ah sì, Barbara - e rimbrotta a Saviano che non si tratta di censura. Peccato che nella lettera di quest'ultimo la parola censura non compare neanche una volta, e perchè non si sta evidentemente parlando di questo. Marina dice poi che lei e suo padre hanno, come tutti, diritto di critica. Certamente, ma mi chiedo qui dove sia la critica. Secondo Zanichelli una critica è un "esame a cui la ragione sottopone fatti e teorie per determinare in modo rigoroso certe loro caratteristiche". Quindi la teoria dei Berlusconis sarebbe che Gomorra, la Piovra e tutto il resto danno una visione distorta della realtà del paese. Ma dubito che vi siano arrivati tramite un'analisi rigorosa.

giovedì 15 aprile 2010

Chi ha paura muore ogni giorno. Il pool antimafia s'insegni a scuola.


Tre anni fa Giuseppe Ayala, ex magistrato del pool antimafia di Palermo, ha scritto un libro, forse poco pubblicizzato: Chi ha paura muore ogni giorno. I miei anni con Falcone e Borsellino. Il libro ha superato le 70.000 copie, ma le soddisfazioni più grandi Ayala le avute in questi anni andandosene in giro per scuole medie e licei per raccontarlo ai più giovani. 
In ogni scuola i ragazzi partecipano attivamente agli incontri, fanno molte domande, sono affascinati dalla storia del pool, formato "non da supereroi ma da uomini normali che credevano in quello che facevano". Leggo su Sette che ai tantissimi inviti che arrivano quotidianamente ad Ayala da tutta Italia, si è aggiunta di recente una proposta di riscrivere il libro adattandolo come testo per le scuole medie e superiori. La proposta è da sostenere con forza e spero che si possa presto realizzare.
Una volta ho visto l'immagine di un vecchio manifesto della DC: "La Scuola è la Società". La massima è di una verità indiscutibile: la società del domani è formata dagli studenti di oggi. La scuola non può rinunciare ad insegnare il giusto e il sbagliato. Non può rinunciare a spiegare il fenomeno mafioso, anche nella sua complessità atavica. 
Voglio riportare alcuni passaggi del libro, a mio parere, particolarmente interessanti.

"... A distanza di tanti anni, ricordando e quasi rivivendo quella drammatica, lunga e intensa esperienza, mi rendo conto del perché il sarcasmo e l’ironia aleggiassero su di noi così spesso. Era banalmente il cercare di ridere per non piangere. Facevamo una vita che definire di merda mi pare eufemistico. Almeno qualche risata, no? Tutto sommato ci bastava poco.

mercoledì 14 aprile 2010

Così facevan tutte


Due notizie in un colpo solo. La prima: le nuove telefonate riguardanti l’Inter sono state acquisite agli atti del processo penale di Napoli su Calciopoli. La seconda: in base alle stesse intercettazioni la federazione ha aperto una nuova inchiesta, ribattezzata subito Calciopoli bis. Un’unica conseguenza: le nuove prove sono chiare e lo “scudetto degli onesti” adesso rischia sul serio. La verità che emerge ora è infatti che uno e uno solo era il sistema, tollerato e favorito da Figc e Lega Calcio, e che non solo la Juventus – come i vertici federali ci hanno fatto credere – faceva pressioni per ottenere arbitri condivisi.
Dal punto di vista penale, sono sicuro che l’accusa di associazione a delinquere cadrà e Luciano Moggi verrà assolto. Per quali delitti si sarebbero associati Moggi e co.? La frode in competizioni sportive è da escludere. La norma punisce «chiunque offre o promette denaro o altra utilità a taluno dei partecipanti ad una competizione sportiva organizzata dalle federazioni riconosciute dal CONI, al fine di raggiungere un risultato diverso da quello conseguente al corretto e leale svolgimento della competizione, ovvero compie altri atti fraudolenti volti al medesimo scopo». Anche il Pubblico Ministero migliore si troverebbe in grossa difficoltà a provare come Moggi avesse offerto “denaro” o anche un’“altra utilità” ai vertici dell’Aia: perché così non è stato. I vantaggi che la Juventus ottenne derivarono dallo sfruttamento di rapporti personali che la dirigenza bianconera aveva instaurato con l’Aia e la Figc. La triade era insomma la più brava in ciò che faceva: agganciare e influenzare chi sceglieva gli arbitri. Tuttavia non con un fine criminoso.

lunedì 12 aprile 2010

Io sto con Emergency. E i signori Gasparri e Frattini farebbero meglio a chiedere scusa.



Gli italiani Matteo Dell'Aira, infermiere e coordinatore medico, il chirurgo d'urgenza Marco Garatti, veterano dell'Afghanistan, e il tecnico della logistica Matteo Pagani, sono ancora in stato di fermo in una struttura dei servizi di sicurezza afgani. L'accusa è di aver partecipato ad un complotto per uccidere Goulab Mangal, governatore della provincia di Helmand. Tra la serata di ieri e la mattina di oggi è circolata la falsa notizia - alimentata dal Times - che i nostri connazionali avessero reso una confessione. Alcuni nostri politici hanno così avuto la scusa buona per dare addosso all'organizzazione umanitaria Emergency.
Il primo a scagliarsi contro l'associazione di quel "comunista" di Gino Strada è stato Maurizio Gasparri: "Sul caso Emergency-Afghanistan il governo italiano deve intervenire, ma per le ragioni opposte a quelle citate da certi personaggi.

giovedì 8 aprile 2010

Un tale Presidenzialismo


“Ora le riforme!”, il grido dei Lombardi alla prima crociata per la campagna elettorale era risuonato forte e chiaro. Bossi aveva tuonato infatti già prima delle elezioni e il popolo padano lo aveva seguito, mettendo nel segreto dell’urna una X sul guerriero. Da Torino a Livorno, dal Piave al Rubicone. Intanto Silvio ertosi da un nuovo predellino smarcandosi i proclami anno domini 2008 (quando la realtà del momento imponeva di occuparsi di urgenze diverse, essendo le truppe dislocate ancora su pochi fronti), non lasciava, ma raddoppiava: “Faremo il presidenzialismo!”. 
Presa come una boutade domenicale, un tale Presidenzialismo cominciava però a serpeggiare tra la stampa al seguito, che arguta si ricordava della vestustade di questa persona, chiamata in causa in passato più volte da - come si chiamava quell'altro signore? – Fini: “E allora lo vedi che il Pdl non è una caserma? Lo vedi che c’è anche qui ad Arcore c’è diversità di pensiero? Non è che quando lo dici tu e quando lo dico io...”
Dinnanzi a tale Presidenzialismo però il popolo si smarriva: “che si può mangiare 'sto presenzialismo?”. Ma tant’era. E per quanto satolla dell’editto presidenzialista, il cavaliere non risparmiava nulla alla sua gente, concedendole anche l’antipasto del legittimo impedimento. Questo veramente amaro.

(nell'immagine Raz Degan, interprete di Alberto da Giussano in Barbarossa, 5 Oscar nel 2009 tra cui miglior sceneggiatura non originale, miglior finanziamento pubblico e premio alla carriera)

lunedì 5 aprile 2010

Due pesos, due misure


A Cuba pochissimi possono usufruire della ricchezza del turismo internazionale. Due mondi agli antipodi occupano l’isola: il primo è quello delle spiagge paradisiache e dei resort a cinque stelle per lo più frequentati da turisti americani ed europei, il secondo è il paese reale. Un paese che da mesi ha perso la speranza di cambiamento nata con il passaggio di potere a Raúl Castro.
In mezzo ad un’economia evanescente il segno più tangibile delle differenze dei due mondi sono le due monete che circolano a Cuba da più di quindici anni. Il paese ha infatti due valute. Uno è il peso cubano chiamato Moneda Nacional (MN), quello con cui i cubani ricevono il salario e le pensioni dalle imprese statali. L’altro è il Peso Cubano Convertible (CUC), ossia la valuta utilizzata soprattutto dai turisti per pagare benzina, alberghi, ristoranti. Dato il valore molto più alto della moneta dei turisti (ha un rapporto fisso con il dollaro statunitense di 1 CUC = 1.08 $, mentre la MN oscilla tra i 23 e 25 pesos per dollaro), l’ossessione nazionale dei cubani è diventata la ricerca di pesos convertibili. Procurarsi il peso forte è difficile. Chi lavora a contatto con l’industria del turismo è considerato un privilegiato e accede a stipendi altissimi se confrontati con il resto della popolazione. Lavorare come cuoco o cameriere in un hotel è così conveniente che persino medici e avvocati preferiscono lasciare i propri posti in favore di tali occupazioni, che consentono un tenore di vita altrimenti irraggiungibile. Tutto ciò ha portato ad una situazione economica schizofrenica. Sono aumentate corruzione e prostituzione. La sete di CUC sottrae risorse allo stato e  fa fiorire il mercato nero.
Se l’economia va male, la situazione politica non migliora. La catena di scioperi della fame portata avanti dai dissidenti incarcerati non si ferma. Chiedono il rilascio di 26 prigionieri politici malati. Per tutta risposta il regime durante alcune manifestazioni di protesta ha arrestato molte damas de blanco, “donne che reclamano all’ultima dittatura dell’America libertà per i loro sposi, padri, figli, fratelli”, accusandole di essere delle mercenarie.