lunedì 23 maggio 2011

Fasciocomunismo? Molto meglio pensare ad un liberalfuturismo


Premetto che il fasciocomunista è uno dei miei libri preferiti. Premetto che considero Antonio Pennacchi un grandissimo scrittore e un intellettuale che ci vede molto avanti (forse troppo?). Premetto che se non mi fossi avvicinato a GenerazioneItalia prima e Futuro e Libertà dopo non avrei imparato tutte le cose che adesso so sulla storia politica di Fini, l'Msi, Almirante, Rauti, lo sfondamento a sinistra, il fascismo immaginario e, appunto, il fasciocomunismo. Perchè prima che Gianfranco Fini mandasse a quel paese Berlusconi non avevo mai militato in un partito e nemmeno pensavo di farlo. Non conoscevo le storie dei Briguglio, Granata, Perina, nè di tutti gli altri. Premetto che ringrazio il Pennacchi per averci messo la faccia a Latina, per aver provato a svelare l'ipocrisia di chi, finite le ideologie del '900, continua a utilizzarne gli schemi per vincere facile. 
Tuttavia un pensiero sul fasciocomunismo ce l'ho e ho voglia di esprimerlo: per me è il passato, o meglio, un'incompiuta del passato. Fli non può essere fasciocomunista, perchè indietro non si torna e non è possibile cambiare oggi le scelte del passato. Non si può costruire qualcosa di nuovo nè arrivare ai giovani d'oggi utilizzando quelle parole, "fascista" e "comunista", da cui siamo ormai distanti anni luce. 
Detto questo io spero vivamente che domani giovani di destra e di sinistra si trovino fianco a fianco nel lottare per i propri diritti ed il proprio avvenire, rompendo quegli ultimi schemi che servono solamente a tenere in vita dei partiti divenuti meri centri di potere. Ma la soluzione è nel futuro, non nel passato. Le risposte oggi le dobbiamo dare ai giovani precari, disocuppati, stagisti, i quali, insieme ai nuovi italiani senza diritti, formano le masse senza rappresentanza del 2011. In Spagna i giovani occupano le piazze perchè non ce la fanno più. In Italia noi non siamo ancora abbastanza incazzati perchè la rete di protezione delle famiglie funziona ancora. Ma fino a quando il sistema reggerà, se non si attua una decisa inversione di tendenza? Quanto tempo abbiamo a disposizione prima di superare il punto di non ritorno? Quali politiche economiche possono aiutare l'Italia a ripartire? 
E' dato di fatto che in Italia manca una destra liberale e popolare capace di progettare il futuro. Fa oggi Battista sul Corriere un bel paragone, riferendosi al Pdl: «l'immagine del suo stato maggiore con il bavero traboccante di onorificenze di regime sta ormai allo "spirito del '94" come le parate dei papaveri della gerontocrazia castrista all'Avana stanno alla generosa e scalcagnata epopea dei barbudos combattenti nella Sierra Maestra. Ogni afflato liberista si è spento nei dogmi di un neo-statalismo invasivo, dirigista, sfrenatamente spartitorio». Per questo oggi serve in Italia una destra che ci liberi da caste, coorporazioni e baronati. Per questo oggi serve una destra che voglia spazzare via veramente tutti quei feudatari della cosa pubblica che hanno incancrenito il sistema vivendo sulle clientele dei loro vassalli, valvassori e valvassini. Per questo oggi serve una destra liberal-futurista (che poi chiamiamola come vogliamo, ma facciamo 'ste cose qua).