lunedì 25 aprile 2011

Lettera di Giuseppe Galli al Corriere


Milano, 19 marzo 1980: Guido Galli, giudice istruttore presso il tribunale di Milano cade assassinato dai terroristi di Prima Linea. Milano, aprile 2011: decine di manifesti, recanti la scritta “Via le BR dalle procure”, fanno bella mostra tra le vie cittadine. 19 marzo 1980: un bambino di dodici anni piange disperato il padre ucciso. Aprile 2011: un uomo di oltre quarant'anni è costretto a leggere manifesti infamanti contro “quelle procure” che guidarono il Paese oltre la devastazione del terrorismo. Gli attacchi che, da mesi, si susseguono contro i magistrati e, soprattutto contro la procura di Milano, toccano il culmine con un'accusa verso quei giudici il cui solo torto è quello di far rispettare le leggi e di applicare la giustizia. La delegittimazione sistematica di un'intera categoria, da parte di una classe politica la cui responsabilità è, forse, inferiore solo alla follia di chi stampa certi manifesti, non fa altro che indebolire le istituzioni e rende più vulnerabili tutti noi. Quale reazione a certi messaggi da parte di chi ci governa? Nulla, o poco più: il vuoto totale. C'è amarezza in chi, tanti anni fa, ha visto il proprio padre assassinato dai terroristi e oggi, nella città in cui vive, legge certe parole. Ma c'è anche la consapevolezza che, così come allora Guido Galli cadde con il codice in mano, oggi tanti altri magistrati, tenaci e coraggiosi, con quello stesso codice, applicano le leggi. Quel bambino oggi sa che le sue sorelle maggiori, tutti i giorni, sono lì, nel tribunale di Milano, nella “procura delle BR”, per permettere a lui, e a tutti noi, di poter vivere in un Paese giusto, libero e democratico. 

Giuseppe Galli [figlio di Guido Galli, ndr]