domenica 13 giugno 2010

Colonnelli coltelli


Il Secolo d’Italia è davvero lontano. Al palazzo dei Congressi dell’Eur lo storico foglio è sostituito da Libero, distribuito gratis ai soldati. È sufficiente questo dato per comprendere dove stiano andando gli ex colonnelli di Alleanza Nazionale. La sfida è lanciata: “non è una conta perché la conta l’abbiamo già fatta” grida La Russa. Le truppe sono in bella mostra, pronte a combattere per la successione al trono. Perché la sensazione, qui dai confini dell’Impero, è che la convention “Più unito il Pdl, più forte l’Italia” sia stata solo una grande parata, un’alzata di cresta dei galli pronti a spennarsi per il pollaio.
Dicono di voler costruire una nuova destra. Vogliono mostrare “idee e valori per la sfida del cambiamento”. Difendono i prodotti della loro politica. Non hanno paura di temere sudditanze culturali. Quagliariello è allenato e deciso: “come durante il caso Moro contro la statolatria si alzò la voce di Leonardo Sciascia, così oggi contro gli articoli di Saviano sulle intercettazioni si deve alzare la voce del Pdl”. Una voce che diventa un coro unanime.
“Prende troppe lodi dai nemici e allora vuol dire che c’è qualcosa che non va”, si lamenta Gasparri del grande assente. Matteoli rivolto a Cicchitto rinnova il patto di sangue sancito dalla spada del Cavaliere: “Caro Fabrizio, noi rappresentiamo la destra che con te ha fatto un accordo. Non abbiamo paura del mare aperto”. Oltre che colonnelli, capitani coraggiosi.
Il berlusconismo senza Berlusconi è qui, alla fiera degli “ex”: ex camerati, ex compagni, ex radicali, ex socialisti, ex colpiti dalle monetine del Rafael, ex che girano con suv di fabbricazione (la)russa. Il partito di plastica al gran completo. Coltelli incrociati. Tutti per uno, uno per tutti. Torna Ignazio: “guardateci, io, Altero, Maurizio, Gianni. AN ci ha messo insieme ma non siamo mai stati uniti come oggi!”. Uniti per cosa? Per la corona.
E venuta la sera in piazza d’armi passa un viandante, forse un vecchio comandante. Poche sagge parole, già sentite e dimenticate: “il tradimento, che è nel novero dei comportamenti umani poco dignitosi, alligna in coloro che sono adusi ad applausi, alla pubblica adulazione, salvo poi dire tutt’altro quando il leader gira le spalle. Raramente il tradimento è nella coscienza di chi si assume la responsabilità di quello che pensa in privato e pubblicamente”.