lunedì 10 maggio 2010

O si fa l'Europa o si muore


Se Garibaldi fosse oggi un economista probabilmente muterebbe le sue storiche parole "qui si fa l'Italia o si muore!" in un più moderno "qui si fa l'Europa o si muore!". La ripresa che si è avuta oggi la si deve infatti ad una decisione storica destinata forse a cambiare le future sorti della UE non solo da un punto di vista economico, ma anche politico. Come scrive oggi infatti Andrea Bonanni su Repubblica, nel momento in cui scommette 750 miliardi di euro "sul proprio impegno a non permettere il fallimento di nessun paese della zona euro, di fatto l'Unione monetaria si impegna in una partita di solidarietà che inevitabilmente mette tutti i bilanci nazionali sulla stessa barca". Il colossale piano di salvataggio messo in atto potrebbe essere la spinta verso una politica fiscale comune, preludio ad una futura unione politica.
Tuttavia la sensazione che abbiamo oggi è che forse questo piano poteva essere varato ben prima. La Germania si è presa troppo tempo prima di dare il suo assenso ad una manovra che sembrava necessaria già tre mesi fa, quando si decise che bisognava fare qualcosa per la Grecia. Angela Merkel non ha capito che bisognava muoversi prima che arrivassero gli speculatori a colpire l'euro: timorosa di perdere consensi interni ha anteposto le elezioni del Nordreno-Westfalia alle priorità dell'europa. Perdendo comunque: forse sarebbe stato meglio concedere gli aiuti già tre mesi fa, e presentarsi alla prova elettorale del Land più popoloso di Germania come salvatrice dell'europa con tutto il tempo per recuperare lo svantaggio.
Il messaggio che passa oggi è chiaro: l'euro per continuare a esistere non può fare a meno di nessuno dei suoi componenti, il tutto è più importante delle parti. D'altra parte Federico Rampini fa notare come "Angela Merkel dovrebbe ricordare ai suoi connazionali che l'intera Unione pagò il conto della riunificazione tedesca attraverso alti tassi di interesse per molti anni. Il capitalismo tedesco vide con favore i Pigs nell'euro perchè le svalutazioni selvagge della lira e altre monete destabilizzavano il mercato unico, prima area di sbocco per l'export made in Germany".
Con colpevole ritardo quindi alla fine l'Europa si è mossa. I mercati hanno risposto alla grande. Una suggestione più che una domanda si fa strada: l'uscita da questa crisi potrà avvicinarci ad una Unione Europea ancora più coesa che si trasformi in quella federazione sognata dai suoi padri fondatori?