martedì 25 maggio 2010

No alla fiducia sul ddl intercettazioni


La speranza è che non si arrivi ad un atto di forza del Governo e che il disegno di legge sulle intercettazioni abbia “un percorso squisitamente parlamentare, tormentato quanto si vuole ma senza rischio di interventi liquidatori e ultimativi da parte del governo. Si conceda al Parlamento, all’opposizione ma anche alla maggioranza, alle categorie interessate, ai cittadini tutto il tempo necessario per discutere e trovare mediazioni sul testo”. Carmelo Briguglio, vice capogruppo alla Camera del Popolo della Libertà, anche oggi avverte: il voto di fiducia sarebbe “un altro grave errore politico”. Quanto alla legge, “deve avere un percorso squisitamente parlamentare, tormentato quanto si vuole, ma senza rischio di interventi liquidatori e ultimativi da parte del governo. Si conceda al Parlamento, all’opposizione ma anche alla maggioranza, alle categorie interessate, ai cittadini tutto il tempo necessario per discutere e trovare mediazioni sul testo”.
Fabio Granata, vicino al presidente Gianfranco Fini, ha ripetuto nei giorni scorsi che sul diritto di cronaca l’ unico punto di equilibrio possibile è quello individuato da Giulia Bongiorno e Niccolò Ghedini in prima lettura: un compromesso che permetteva la pubblicazione nel contenuto degli atti giudiziari non più coperti da segreto. Quell’accordo, dopo l’introduzione del divieto tombale di pubblicazione al Senato, è diventato carta straccia, ma potrebbe essere riesumato alla Camera dove i finiani stanno dando battaglia. L’invito rivolto al Governo è quello di non spogliare ulteriormente le funzioni del Parlamento, in questa legislatura già troppe volte compresse e limitate dall’eccessivo ricorso allo strumento della fiducia.
Come ha ricordato Italo Bocchino, bisogna stare “attenti a non gettare con l’acqua sporca anche il bambino, limitando l’uso di questo strumento d’indagine e comprimendo la libertà di stampa e quindi anche il diritto degli italiani di conoscere cosa sta accadendo, specialmente nel caso di personaggi pubblici”.
L’interesse pubblico della notizia ed il perseguimento dei reati non possono essere in alcun modo danneggiati. L’abuso che delle intercettazioni è stato fatto in alcune occasioni nel recente passato non deve diventare una scusa per azzoppare la stampa e la magistratura, quei contrappesi che Tocqueville chiamava “guardiani della democrazia”, poiché in loro assenza “non c’è più nulla tra il sovrano e l’individuo”.