giovedì 8 aprile 2010

Un tale Presidenzialismo


“Ora le riforme!”, il grido dei Lombardi alla prima crociata per la campagna elettorale era risuonato forte e chiaro. Bossi aveva tuonato infatti già prima delle elezioni e il popolo padano lo aveva seguito, mettendo nel segreto dell’urna una X sul guerriero. Da Torino a Livorno, dal Piave al Rubicone. Intanto Silvio ertosi da un nuovo predellino smarcandosi i proclami anno domini 2008 (quando la realtà del momento imponeva di occuparsi di urgenze diverse, essendo le truppe dislocate ancora su pochi fronti), non lasciava, ma raddoppiava: “Faremo il presidenzialismo!”. 
Presa come una boutade domenicale, un tale Presidenzialismo cominciava però a serpeggiare tra la stampa al seguito, che arguta si ricordava della vestustade di questa persona, chiamata in causa in passato più volte da - come si chiamava quell'altro signore? – Fini: “E allora lo vedi che il Pdl non è una caserma? Lo vedi che c’è anche qui ad Arcore c’è diversità di pensiero? Non è che quando lo dici tu e quando lo dico io...”
Dinnanzi a tale Presidenzialismo però il popolo si smarriva: “che si può mangiare 'sto presenzialismo?”. Ma tant’era. E per quanto satolla dell’editto presidenzialista, il cavaliere non risparmiava nulla alla sua gente, concedendole anche l’antipasto del legittimo impedimento. Questo veramente amaro.

(nell'immagine Raz Degan, interprete di Alberto da Giussano in Barbarossa, 5 Oscar nel 2009 tra cui miglior sceneggiatura non originale, miglior finanziamento pubblico e premio alla carriera)