lunedì 5 aprile 2010

Due pesos, due misure


A Cuba pochissimi possono usufruire della ricchezza del turismo internazionale. Due mondi agli antipodi occupano l’isola: il primo è quello delle spiagge paradisiache e dei resort a cinque stelle per lo più frequentati da turisti americani ed europei, il secondo è il paese reale. Un paese che da mesi ha perso la speranza di cambiamento nata con il passaggio di potere a Raúl Castro.
In mezzo ad un’economia evanescente il segno più tangibile delle differenze dei due mondi sono le due monete che circolano a Cuba da più di quindici anni. Il paese ha infatti due valute. Uno è il peso cubano chiamato Moneda Nacional (MN), quello con cui i cubani ricevono il salario e le pensioni dalle imprese statali. L’altro è il Peso Cubano Convertible (CUC), ossia la valuta utilizzata soprattutto dai turisti per pagare benzina, alberghi, ristoranti. Dato il valore molto più alto della moneta dei turisti (ha un rapporto fisso con il dollaro statunitense di 1 CUC = 1.08 $, mentre la MN oscilla tra i 23 e 25 pesos per dollaro), l’ossessione nazionale dei cubani è diventata la ricerca di pesos convertibili. Procurarsi il peso forte è difficile. Chi lavora a contatto con l’industria del turismo è considerato un privilegiato e accede a stipendi altissimi se confrontati con il resto della popolazione. Lavorare come cuoco o cameriere in un hotel è così conveniente che persino medici e avvocati preferiscono lasciare i propri posti in favore di tali occupazioni, che consentono un tenore di vita altrimenti irraggiungibile. Tutto ciò ha portato ad una situazione economica schizofrenica. Sono aumentate corruzione e prostituzione. La sete di CUC sottrae risorse allo stato e  fa fiorire il mercato nero.
Se l’economia va male, la situazione politica non migliora. La catena di scioperi della fame portata avanti dai dissidenti incarcerati non si ferma. Chiedono il rilascio di 26 prigionieri politici malati. Per tutta risposta il regime durante alcune manifestazioni di protesta ha arrestato molte damas de blanco, “donne che reclamano all’ultima dittatura dell’America libertà per i loro sposi, padri, figli, fratelli”, accusandole di essere delle mercenarie.