giovedì 14 ottobre 2010

La Serbia ha sempre ragione


Per capire cosa sarebbe potuto accadere se gli eventi di Genova fossero degenerati in scontri cruenti, bisogna fare un salto indietro con la memoria al 17 settembre 2009: a Belgrado si giocava la partita di Europa League tra il Partizan e il Tolosa. Brice Taton, tifoso della squadra francese, venne aggredito con alcuni suoi connazionali da un gruppo di ultras serbi. Morì dopo dodici giorni, il 29 settembre 2009, a causa delle ferite riportate.
Sinceramente non capisco chi dice che martedì sera il calcio ha perso, solo perché non si è giocato una partita. Quando è a rischio la sicurezza pubblica e la vita stessa sia dei tifosi che degli agenti di polizia, coerenza ed esperienza ci dicono che la sospensione di una partita è il prezzo minore che deve essere pagato al bene superiore dell'integrità fisica e della vita umana. Il fatto che gli ultras serbi abbiano ucciso un tifoso straniero solo un anno fa in occasione di un’altra partita di livello internazionale forse non è stato ricordato abbastanza.
La violenza nel calcio serbo e balcanico è un fenomeno costante che è esploso con i conflitti armati nei Balcani e la disgregazione della vecchia Federazione jugoslava, unitamente al rafforzarsi dei sentimenti nazionalisti. Le tifoserie di Partizan e Stella Rossa sono tra le più violente al mondo, e uniscono le loro forze in occasione degli incontri della nazionale serba.
Il rapporto tra calcio e violenza è reso in Serbia ancora più preoccupante dai legami storici, politici e personali che vi sono tra i gruppi di ultras e le milizie nazionaliste volontarie che operarono durante le guerre dei Balcani. Basti pensare a Ražnatović e alle cd. Tigri di Arkan.
Il calcio serbo si è trasformato dopo la guerra nella valvola di sfogo del nazionalismo serbo. Un nazionalismo che riconosce solo verità assolute e col quale non è possibile dialogare. Gli ultras serbi sono in uno stato sociale patologico: vedono ancora la Serbia come vittima di un complotto internazionale da parte dei creatori del nuovo ordine mondiale (Stati Uniti e Unione Europea). Sono convinti che la Serbia abbia sempre ragione, e quindi il mondo torto.
La polizia italiana si è comportata all’interno dello stadio nel modo migliore, mantenendo la calma, evitando che la situazione potesse degenerare e tutelando la sicurezza di tutti. Personalmente sono convinto che alcune responsabilità siano anche della UEFA: il rischio andava prevenuto, anche vietando ai serbi di giungere in Italia. Per i nazionalisti era una vetrina troppo importante.