venerdì 1 gennaio 2010

Quale onore per Craxi?


“Garibaldi è stato condannato a morte, Giordano Bruno bruciato sul rogo, eppure a loro sono state dedicate vie e piazze: la storia ti dà delle riletture diverse delle personalità”: è questo un passo dell’intervista diffusa su Youtube nella quale Letizia Moratti difende la sua proposta di dedicare una via od un parco di Milano a Bettino Craxi per “superare le divisioni” riguardo la figura dello statista italiano. A parte la stupidità dell’accostamento delle figure di Garibaldi (condannato per aver organizzato una rivolta popolare in Savoia nel 1834) e Giordano Bruno (condannato dall’Inquisizione cattolica per eresia nel 1600) a quella di Craxi, ciò che della querelle deve preoccupare non è la possibilità in sé di dedicare una via a tale persona, bensì il tentativo di riscrivere la storia che le sta intorno.
Craxi durante i suoi governi è stato autore di importanti riforme, quali il nuovo concordato con la Santa Sede del 1984 e la modifica della Scala Mobile (il vecchio sistema di aggiornamento automatico della retribuzione da lavoro dipendente). Inoltre la sua attenzione per le cause dei paesi in via di sviluppo gli procurò nel 1989 il ruolo di rappresentante del segretario generale Peréz de Cuéllar. Tuttavia il giudizio storico sulla figura dell’ex leader del Psi non può prescindere dalla valutazione anche e soprattutto dei suoi misfatti. Chi ricorda agli italiani che Craxi fu condannato per corruzione a 5 anni e 6 mesi (tangenti Eni-Sai) e per finanziamento illecito a 4 anni e 6 mesi (tangenti Metropolitana milanese) non può essere tacciato di essere un “predicatore d’odio” perché questi sono i fatti: Bettino Craxi fu condannato due volte in via definitiva (altri processi a suo carico si estinsero per morte del reo) e fuggì in Tunisia per non scontare le pene inflittegli, morendovi latitante, non "esule", nè "vittima".
“Celebrare Bettino Craxi non significa soltanto compiere una doverosa opera di risarcimento morale: per la sua famiglia e la sua comunità politica. Significa restituire l'onore, insieme, ad un politico lungimirante ed al suo Paese” dice il ministro Frattini da ex membro del Psi. Le sentenze dicono che Craxi intascava per “interessi propri, politici e non politici” le tangenti destinate ai finanziamenti illeciti del Psi. Insomma: intascava per sé enormi quantità di denaro in cambio di favori.
Quale onore tributare allora ad un politico che ha avuto sì il coraggio di assumersi alcune delle sue responsabilità, ma solo in Parlamento nel suo famoso discorso del 3 luglio 1992 (“Basta con l'ipocrisia!, tutti i partiti si servono delle tangenti per autofinanziarsi, anche quelli che qui dentro fanno i moralisti!"), per poi fuggire di nascosto nel maggio del 1994 al sole di Hammamet, protetto dal suo amico Ben Alì (Presidente dal 1987 della Tunisia, rieletto nel 2009 con l’89,62% dei voti, molto amato dal popolo)?
Come fa giustamente osservare Bruno Tinti, “se fosse stato davvero un grande statista, avrebbe affrontato i processi, sarebbe stato un collaboratore di giustizia, avrebbe contribuito in maniera decisiva al risanamento etico e giuridico della classe politica italiana”. Il cattivo esempio di Craxi viene oggi seguito da molti: ormai solo in una utopica Italia è possibile avere politici che smettano di essere giudici dei loro giudici o biografi della loro storia, affrontando le responsabilità derivanti dai loro reati.

(immagine: soldati di Annibale con elefanti ad Hammamet, Tunisia)