martedì 5 gennaio 2010

Vaccini in saldo: la truffa dell’influenza A (e l’ipocrisia dei media)


23.160.000 (ventitrèmilionicentosessantamila): non è l’importo di un vecchio assegno in lire, bensì il numero di dosi di vaccino per l’influenza A inutilizzate in Italia, a fronte di un acquisto da parte del Governo di 24 milioni di unità. A poco più di due mesi dal picco di allarmismo di fine ottobre – inizio novembre, l’influenza suina si è rilevata per quella che già sapevamo essere (vedasi l’articolo di Spiriti Liberali del 4 novembre 2009, “L’incredibile influenza A. Disinformazione mediatica e business”): una colossale truffa imbastita da OMS e case farmaceutiche, favorita da governi compiacenti e da un’enorme campagna di manipolazione informativa che definire criminale è doveroso e giusto. Il procurato allarme è infatti in Italia un reato, previsto dal codice penale all’art. 658.
Nel nostro Paese l’influenza A ad oggi è stata (con)causa di 193 decessi, a fronte delle circa 8.000 (!) morti provocate ogni anno dalla normale influenza. In tutto il mondo le vittime della suina sono 12.200, 10.000 solo negli USA.
In Italia abbiamo usato un trentesimo dei vaccini acquistati a caro prezzo (7.90 euro a dose, contro i 4 euro del semplice vaccino stagionale) soprattutto dal gigante farmaceutico Novartis, sulla base di un contratto che la Corte dei Conti per poco non ha definito vessatorio.
Tuttavia l’Italia non è sola, ma ben accompagnata, anzi si può dire che ci poteva andare peggio: la Francia ha comprato 94 milioni di dosi per una popolazione di 65 milioni di persone. Pensavano di dover somministrare due dosi a testa e quando hanno capito che una dose sufficiente era troppo tardi, perché l’ordine di acquisto era già stato inoltrato. Per questo ieri Giovanni Rezza, direttore delle malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità, si permetteva di dire che il nostro è stato tra i Paesi più cauti nell’acquisto del vaccino.
Inghilterra, Spagna, Paesi Bassi, Germania sono più o meno in situazioni simili; così l’Europa si ritrova oggi a dover rifilare a qualcuno centinaia di milioni di vaccini inutilizzati. Hanno quindi aperto trattative verso paesi come Messico, Moldavia, Ucraina, Kosovo, Maldive e Mongolia.
Si salva la Polonia, la quale si rifiutò di acquistare i vaccini: “il nostro Stato è molto saggio, i polacchi sanno distinguere la verità dalla truffa” afferma il Ministro della salute polacco Ewa Kopzac.
Che sia stato tutto programmato trova riscontro anche da come l’OMS a inizio 2009 abbia cambiato la definizione di “pandemia”, eliminando il criterio dell’”enorme numero di morti”. Che l’influenza A sia stato solo un immenso business è ormai sotto gli occhi di tutti. Repubblica ieri riportava un bel approfondimento sul tema: peccato però che quando era il momento di svelare la truffa, anche questo giornale abbia pensato più alle proprie vendite, accodandosi alla generalità dei media attraverso una macabra conta di morti sbattuti tutti i giorni in prima pagina.

(vignetta di Fifo)