E alla fine Lula ha detto no all’estradizione di Cesare Battisti. Per un commento migliore di quello che potrebbe essere il mio, suggerisco lo splendido articolo di Benedetta Tobagi (figlia di Walter, giornalista assassinato nel 1980 da un gruppo terrorista di estrema sinistra) apparso su La Repubblica.
Qui mi limito a mettere in serie un po’ di dati. Cesare Battisti nasce a Sermoneta, Latina, il 18 dicembre 1954. Fin dall’adolescenza si rivela un “ragazzo difficile”: nel 1971 abbandona il liceo classico ed è segnalato più volte per atti di teppismo alle forze dell’ordine locali. Nel 1972 viene arrestato per la prima volta per una rapina compiuta a Frascati. Nel 1974 commette un’altra rapina, questa volta condita da sequestro di persona, a Sabaudia e successivamente viene anche denunciato per aver commesso “atti di libidine” (vecchia fattispecie oggi ricompresa nella violenza sessuale) nei confronti di una persona incapace. Ma è solamente nel carcere di Udine, dove viene rinchiuso nel 1977, che conosce l’ideologo dei PAC (Proletari Armati per il Comunismo) Arrigo Cavallina e decide di mettere il suo mestiere al servizio della rivoluzione proletaria armata.
Uscito di galera, tra il 1978 e il 1979, partecipa a quattro omicidi: in tre concorre nell’esecuzione, mentre del quarto viene riconosciuto come co-ideatore. A cadere per mano sua sono Antonio Santoro (maresciallo della Polizia Penitenziaria), Pierluigi Torregiani (gioielliere) e Andrea Campagna (agente della DIGOS), mentre nel caso dell’assassinio di Lino Sabbadin (macellaio) Battisti si limita a offrire “copertura armata” all’esecutore materiale Diego Giacomin.