Torno da Mirabello che è l’una e mezza di notte. Fabio mi lascia giù, dovrà farsi un’altra mezz’oretta prima di arrivare a casa sua. Lo ringrazio e rimaniamo d’accordo di sentirci la mattina seguente: dobbiamo fare il comunicato stampa da inviare ai quotidiani locali. Chiave nel cancello, poi l’ascensore e infine il portone. Entro in casa e accendo subito il computer: la voglia di conoscere le reazioni al discorso di Gianfranco è troppa. Guardo i titoli dei giornali online: la Stampa, il Corriere, la Repubblica, il Giornale. Per adesso sono più o meno gli stessi: “Il Pdl non c’è più”, “Fini offre un patto di legislatura”. Sul sito della Stampa propongono un istant poll: alla domanda “Vi è piaciuto il discorso di Fini?” rispondo sì, come l’81% dei voti totali. Giusto il tempo di dare un ultima occhiata a facebook (non sono l’unico alle due di notte appena tornato da Mirabello), e poi a letto. Domani svegliarsi sarà complicato.
Mattina. Devo scrivere il comunicato stampa: sento Fabio e decidiamo come impostarlo. Mi riguardo un po’ del discorso del giorno prima. Che discorso. Ripenso ai passaggi principali, a quelli da sottolineare: la gente si chiederà cosa faremo adesso. Mi rivedo il giorno prima, tra la folla, con gli amici che mi hanno seguito fino in questo paesino della pianura ferrarese. Per molti di noi è la prima volta qui, ma più in generale è la prima volta che facciamo politica; abbiamo iniziato solo da qualche mese, quasi per caso. Penso che questo sia già un grosso risultato in tempi in cui tantissimi giovani non vanno neanche a votare. L’hanno detto in molti e a ragione: a Mirabello è tornata la passione.
Guardo indietro ai due giorni passati a riconoscere facce prima viste solo su internet o in televisione. È bello associare i volti alle strette di mano. Da Salerno a Trieste, dalla Sardegna all’Umbria: i giovani ci sono. Ma ci sono anche i nostri parlamentari, che non si sottraggono a scambiare alcune battute con noi: “allora, questo partito lo facciamo?” è la domanda più ricorrente. Loro sorridono: “magari Berlusconi domani si sveglia e si rimangia tutto”. Non lo pensiamo… Conosciamo Chiara Moroni, Della Vedova, Menia: persone con passati politici molto differenti ma oggi uniti per sostenere la causa del presidente Fini. Una causa giusta che antepone i contenuti politici ai personalismi; perché “governare non vuol dire comandare”.
La sera del 5 settembre finalmente il discorso: abbiamo aspettato qualche ora in piedi, ma ne vale la pena. Fini parla con sentimento e chiarezza, le scarpe sono piene di sassolini. Il passaggio dedicato ai giovani è uno dei più applauditi: “la questione giovanile è centrale, e mi piange il cuore che tra i giovani ci sia un disoccupato su quattro. C’è chi contrabbanda la flessibilità con la precarietà permanente: dimenticano che in Germania ci sono sì molti contratti a tempo determinato, però lì le buste paga non sono certo leggere come da noi, ma spesso più corpose di quelle dei contratti a tempo indeterminato”.
Pur sovrapensiero riesco a finire il comunicato: spero che dalle pagine dei giornali esso possa insinuare il dubbio in coloro che ancora non riescono a leggere le nostre azioni. È vero: in questo momento noi siamo una minoranza. Ma la storia insegna che le minoranze non sono battibili quando sentono e ragionano con spirito di maggioranza.