Per capire cosa sarebbe potuto accadere se gli eventi di Genova fossero degenerati in scontri cruenti, bisogna fare un salto indietro con la memoria al 17 settembre 2009: a Belgrado si giocava la partita di Europa League tra il Partizan e il Tolosa. Brice Taton, tifoso della squadra francese, venne aggredito con alcuni suoi connazionali da un gruppo di ultras serbi. Morì dopo dodici giorni, il 29 settembre 2009, a causa delle ferite riportate.
Sinceramente non capisco chi dice che martedì sera il calcio ha perso, solo perché non si è giocato una partita. Quando è a rischio la sicurezza pubblica e la vita stessa sia dei tifosi che degli agenti di polizia, coerenza ed esperienza ci dicono che la sospensione di una partita è il prezzo minore che deve essere pagato al bene superiore dell'integrità fisica e della vita umana. Il fatto che gli ultras serbi abbiano ucciso un tifoso straniero solo un anno fa in occasione di un’altra partita di livello internazionale forse non è stato ricordato abbastanza.
La violenza nel calcio serbo e balcanico è un fenomeno costante che è esploso con i conflitti armati nei Balcani e la disgregazione della vecchia Federazione jugoslava, unitamente al rafforzarsi dei sentimenti nazionalisti. Le tifoserie di Partizan e Stella Rossa sono tra le più violente al mondo, e uniscono le loro forze in occasione degli incontri della nazionale serba.
Il rapporto tra calcio e violenza è reso in Serbia ancora più preoccupante dai legami storici, politici e personali che vi sono tra i gruppi di ultras e le milizie nazionaliste volontarie che operarono durante le guerre dei Balcani. Basti pensare a Ražnatović e alle cd. Tigri di Arkan.
Il rapporto tra calcio e violenza è reso in Serbia ancora più preoccupante dai legami storici, politici e personali che vi sono tra i gruppi di ultras e le milizie nazionaliste volontarie che operarono durante le guerre dei Balcani. Basti pensare a Ražnatović e alle cd. Tigri di Arkan.
Il calcio serbo si è trasformato dopo la guerra nella valvola di sfogo del nazionalismo serbo. Un nazionalismo che riconosce solo verità assolute e col quale non è possibile dialogare. Gli ultras serbi sono in uno stato sociale patologico: vedono ancora la Serbia come vittima di un complotto internazionale da parte dei creatori del nuovo ordine mondiale (Stati Uniti e Unione Europea). Sono convinti che la Serbia abbia sempre ragione, e quindi il mondo torto.
La polizia italiana si è comportata all’interno dello stadio nel modo migliore, mantenendo la calma, evitando che la situazione potesse degenerare e tutelando la sicurezza di tutti. Personalmente sono convinto che alcune responsabilità siano anche della UEFA: il rischio andava prevenuto, anche vietando ai serbi di giungere in Italia. Per i nazionalisti era una vetrina troppo importante.