Il Venezuela ha detto no. Il progetto di Hugo Chávez di trasformare il Paese in uno Stato socialista deve fermarsi. Il 52% dei venezuelani ha infatti votato per le opposizioni riunite sotto il cartello di Unidad Nacional. L’opposizione può così ora affermare di essere la maggioranza, seppur avendo formalmente perso le elezioni: su 165 seggi, ne sono stati attribuiti 95 al governo e 64 all’ opposizione, con 6 ancora da definire. Il sistema elettorale infatti in Venezuela favorisce chi vince nelle zone meno popolose e più povere, quali quelle amazzoniche, da sempre fortino del Psuv, il partito socialista unitario di Chávez. Recenti modifiche hanno accentuato queste caratteristiche e reso la vita ancora più difficile all’opposizione, la quale comunque è riuscita a mettere in minoranza il chavismo alla conta dei voti popolari. Il segnale dato resta fortissimo: Chavez dovrà fare qualche passo indietro, ma sicuramente non rinuncerà a perseguire il suo obiettivo.
Marina Corina Machado, 43 anni, esponente dell’opposizione è però fiduciosa e ha commentato così il risultato elettorale: “il Venezuela ha detto no al comunismo, alla trasformazione di un Paese democratico in una nuova Cuba, verso un sistema economico fuori dal tempo. Quando la domanda è chiara, se la gente preferisce una società militarista e antagonista oppure aperta e democratica, il Venezuela non ha dubbi. Sapevo che eravamo maggioranza e il voto l’ ha dimostrato, nel mezzo di tutti i trucchi e le omissioni del governo”.
La paura di tanti venezuelani è che il loro Paese diventi una copia della dittatura cubana. Per molti studenti universitari (le università in Venezuela sono diventate in questi anni importanti centri di protesta contro il regime) dietro al “socialismo del XXI secolo” si nascondono solo bugie. Il Presidente è e rimane un militare e il suo potere si basa sul controllo, oltre che dell’esercito, dei ceti sociali meno abbienti e meno istruiti.
La paura di tanti venezuelani è che il loro Paese diventi una copia della dittatura cubana. Per molti studenti universitari (le università in Venezuela sono diventate in questi anni importanti centri di protesta contro il regime) dietro al “socialismo del XXI secolo” si nascondono solo bugie. Il Presidente è e rimane un militare e il suo potere si basa sul controllo, oltre che dell’esercito, dei ceti sociali meno abbienti e meno istruiti.
“E’ una grande sconfitta. Hanno fatto di tutto, occupato l’etere, piegato le istituzioni, prostituito l’ atto fondamentale della democrazia, il voto. Si sono giocati gli ultimi residui di dignità civica. E hanno perso lo stesso” ha detto lo storico avversario di Chávez, Teodoro Petkoff. Unidad Nacional è la coalizione che riunisce tutte le opposizioni, dalla sinistra moderata finanche alla destra estrema. Sarà molto difficile rimanere uniti e offrire un’alternativa salda e compatta al Paese, tuttavia ciò è necessario per salvarsi dal rischio di sprofondare definitivamente in una dittatura militar-socialista. Dopo questa vittoria però tutto il mondo ha visto che el cambio in Venezuela è possibile.
(immagine da El Chiguire Bipolar)