domenica 31 ottobre 2010

Idee per un nuovo Secolo


A prescindere da come si concluderà nel breve periodo la fastidiosa vicenda che sta mettendo a rischio l’esistenza stessa di una testata storica come il Secolo d’Italia, ciò che appare chiaro è che il futuro riserverà in ogni caso grandi cambiamenti al quotidiano di via della Scrofa. Sarà inevitabile recidere i legacci che ora lo tengono stretto anche a chi lo considera sprezzantemente come “un house organ e non un giornale di destra” (La Russa). In verità il Secolo d’Italia non è il mattinale di Futuro e Libertà: semmai è Fli che sta concretizzando nella sua azione idee e prospettive anticipate dal Secolo. In questo senso la politica del quotidiano si è rivelata assolutamente vincente: l’idea di portare in edicola un giornale post-An, anticonformista e capace di riconoscere e valorizzare le ragioni degli altri, ha consentito di raddoppiare i lettori.
Il Secolo è diverso dagli altri giornali “di destra”, perché è l’unico che, nel suo piccolo, ha avuto la volontà e la capacità di assumere il ruolo di avanguardia culturale per provare a delineare un nuovo futuro. Ancora oggi si parla spesso di egemonia culturale della sinistra: bisogna ammettere che a leggere Il Giornale, Libero o La Padania, essa è pienamente giustificata. Quello diretto da Flavia Perina è l’unico quotidiano che prova a scardinare quegli schemi preimpostati che assegnano alla cultura di destra un valore minoritario.
Il Secolo è un grande giornale, un giornale di idee; e come tutti quelli che mettono al primo posto le idee e non l’obiettivo di vendere il maggior numero di copie ad ogni costo, è costretto a confrontarsi in un perimetro difficile, dove spesso la volgarità viene premiata. Se non ha tutti i lettori che si meriterebbe, è anche a causa dell’impossibilità di maggiori investimenti in distribuzione e pubblicità. Proviamo tuttavia a rintracciare un aspetto positivo della vicenda: svincolarsi da quei colonnelli a cui il quotidiano dà fastidio consentirà di progettare un giornale ancora più nuovo e libero. L’esperienza americana ci mostra che nel terzo millennio un giornale per continuare a vivere deve instaurare un forte rapporto di interattività con i lettori. Da questo punto di vista i circoli di Generazione Italia potranno avere un ruolo fondamentale nel supportare la diffusione del quotidiano, sia operando come “interfaccia” del Secolo, sia educando nuovi lettori.
Il Secolo d’Italia non deve chiudere, ma continuare ad essere – come ben detto dall’on. Menia – una “palestra di vita”. Ci sono tanti ragazzi che lo comprano ogni mattina e provano un piacere unico nel riconoscersi nei ragionamenti del giornale. Su questo sito di Generazione Giovani scrivono ad esempio ragazzi appassionati che hanno il Secolo come esempio di giornalismo: i loro contributi sono molto importanti, a volte anche toccanti. Se allenati possono essere il futuro Secolo. Ma la palestra deve rimanere aperta.