Questa volta Vittorio Feltri ha ragione. La sua lettera pubblicata sul Giornale la settimana scorsa ha colto nel segno e insinuato seri dubbi sull'utilizzo dello sciopero come forma di protesta contro il ddl intercettazioni: "Cari giornalisti con una scelta linguistica efficace avete definito 'legge bavaglio' la normativa che disciplina le intercettazioni vietandone la pubblicazione. E allo scopo di protestare contro la prossima approvazione del bavaglio ve lo mettete in anticipo e volontariamente. Infatti, dopo la manifestazione di ieri, l'8 luglio scioperate e i giornali non saranno in edicola. Fantastico. Non sapevo che il diritto di dare le notizie si difendesse non dandole". Touché.
Anche il suo acerrimo nemico Marco Travaglio si è mostrato in questo caso d'accordo con Feltri. Ieri ha ripreso la questione sul Fatto, rivolgendosi alla Federazione nazionale della stampa, la quale ha indetto lo sciopero per domani 9 luglio: siamo "sicuri che la forma più efficace di protesta contro il bavaglio sia autoimbavagliarci per un giorno? Non sarebbe meglio uscire tutti in edizione straordinaria, listata a lutto, in forma di dossier con le intercettazioni e gli atti d’indagine più importanti di questi anni che, col bavaglio in vigore, non avremmo potuto pubblicare? Chi protesta contro il bavaglio lasciando campo libero ai trombettieri dell’imbavagliatore ricorda quel tale che, per far dispetto alla moglie, si tagliò… bè, ci siamo capiti."
Sulla stessa linea Paolo Flores d'Arcais, direttore di MicroMega: "che senso ha, contro la legge-bavaglio, imbavagliarsi da soli? daremo vita al seguente paradosso: una giornata di lotta per la libertà del giornalismo che regalerà per quel giorno l’intera opinione pubblica ai nemici di detta libertà. Sono convinto che tra adulti consenzienti tutto sia lecito, anche il masochismo. Ma non obbligatorio".
La rete sembra aver preso male la notizia: un sondaggio del Fatto Quotidiano sull'argomento mostra come il 76% dei votanti veda lo sciopero come una soluzione sbagliata.
A noi pare in effetti un controsenso che si tolga la pluralità dell'informazione, anche solo per un giorno, ad un Paese che ne ha sempre più bisogno. Non sarebbe stato meglio uno sciopero virtuale alla giapponese?