mercoledì 16 dicembre 2009

La Cipro dimenticata. Alle origini di un caso internazionale.


Per capire il problema di Cipro, unica nazione dell’Unione Europea a non avere il completo controllo del suo territorio, occorre dare uno sguardo alla sua storia più o meno recente. Con la sconfitta della Turchia nella guerra turco-russa del 1877-1878 ed il successivo Trattato di Berlino l’isola di Cipro viene assegnata all’Inghilterra, per la quale vi rimane come colonia fino al 1959, anno in cui ottiene l’indipendenza. Gli anni del dominio britannico non sono facili: gli inglesi vedono Cipro solo come una base militare, e non le garantiscono alcuna forma di autogoverno.
Nel 1955 viene fondato dal colonnello greco-cipriota Gorge Grivas l’Organizzazione Nazionale dei Combattenti Ciprioti (Ethniki Organosis Kyprion Agoniston, EOKA), la quale perseguirà la lotta per l’indipendenza spinta dall’antico ideale dell’énosis, ossia l’unione con la madrepatria Grecia, per decenni sempre osteggiata dalla Gran Bretagna, poiché la persistente separazione tra le due comunità etnico-religiose fu nei fatti uno strumento degli inglesi per mantenere il controllo indiretto di Cipro, secondo la migliore politica del divide et impera. Inoltre la comunità turco-cipriota preferiva di gran lunga essere forte minoranza in una colonia britannica che piccola minoranza all'interno del più vasto stato greco; per questo nel 1957 i turco-ciprioti fondano l’Organizzazione di Resistenza Turca (Türk Mukavemet Teskilati, TMT), individuando la risposta politica all'énosis nella separazione (taksim) fra le due comunità.
La guerra civile tra EOKA e TMT viene sventata nel 1958 grazie all’avvio delle trattative per l’indipendenza, ma il nuovo Stato ha vita breve. La forma costituzionale prescelta comportante la necessità di avere la maggioranza su ogni disegno di legge all'interno di entrambi i gruppi etnici entra presto in crisi. Nel 1963 si accende una vera guerra civile tra le milizie data l’impossibilità per lo Stato di funzionare. Il 4 marzo 1964 le Nazioni Unite autorizzarono l'invio di caschi blu per sostituire la forza di interposizione anglo-turco-greca con l'operazione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) con un mandato semestrale da allora sempre rinnovato. Da questo momento i greco-ciprioti riescono ad ottenere alcune modifiche costituzionali in senso maggioritario, così negli anni successivi al 1964 i turco-ciprioti diventano a tutti gli effetti cittadini di serie B, con la speranza da parte del Presidente Makarios che un'emigrazione riduca i problemi della minoranza. Il punto di non ritorno è però posto nel 1973: il 15 luglio un colpo di Stato organizzato dalla Grecia (all’epoca in cui comanda la Giunta dei Colonnelli) rovescia il Presidente Makarios. Il 20 luglio la Turchia invade l’isola con l’intento di proteggere la comunità turco-cipriota.
Oggi mentre la Repubblica di Cipro ha ritrovato la democrazia ed è addirittura entrata nell’UE nel 2004, la parte nord dell’isola è ancora occupata dalla Turchia. La Repubblica Turca di Cipro Nord è infatti un esempio di stato fantoccio, e di questo avviso è in particolare la Corte europea dei diritti dell’uomo (sentenza del 18.12.1996, Lozidou vs. Turchia) che ritiene responsabile la Turchia per le violazioni della Convenzione europea dei diritti dell’uomo perpetrate in quel territorio. Lo Stato turco-cipriota inoltre non è riconosciuto né dall'ONU, né dalla intera comunità internazionale, con l’eccezione della stessa Turchia. Sono pochi però a sapere che siccome è tutta Cipro ad aver aderito all’UE, anche i turco-ciprioti hanno la cittadinanza europea, anche se non possono usufruire dei loro diritti poiché nei territori occupati dalla Turchia (35,4% dell’isola) è prevista la sospensione dei trattati comunitari.

(nell’immagine la spiaggia di Varosha, la cd. città fantasma. Era questa il quartiere greco-cipriota di Famagosta, oggi città della Repubblica Turca di Cipro Nord, ed era abitata da oltre 15mila persone tutte fuggite per salvarsi dall’invasione dei turchi)