mercoledì 4 novembre 2009

L'incredibile influenza A. Disinformazione mediatica e business.


Personalmente considero veramente una pazzia la conta che tutti i mezzi di comunicazione stanno facendo dei morti a causa della c.d. influenza A. Dal Corriere al Tg1 alla Stampa al mitico Studioaperto. Tutti fanno a gara a trovare l’ultimo morto di influenza. Qui stando dando tutti di matto. Non vedo altre spiegazioni. O meglio, le vedo ma non le anticipo.
Dei 18 morti per influenza A 17 soffrivano di patologie precedenti, sempre più gravi della stessa influenza, intervenuta solo in un secondo momento ad aggravarle. Ma allora se uno soffre di polmonite o diabete o è malato di tumore come si fa a sostenere che sia morto per l’influenza suina e non per quelle patologie che da giorni o mesi o anni indebolivano il suo fisico? Se dovessimo togliere quei 17 morti ci ritroveremmo con 1 solo morto direttamente a causa del virus A/H1N1. A fronte di 250.000 ammalati in Italia. Ma anche questa è una stima solo approssimativa, e molto difficile da elaborare: si sa che le persone più ipocondriache tendono a considerare un raffreddore come una potente influenza intasando i prontosoccorsi, ma d’altra parte moltissima gente si cura a casa da sola senza nessun problema, spesso non smettendo nemmeno di lavorare.
Una recente analisi, condotta per stimare la mortalità in Italia attribuibile all’influenza, segnala come ogni anno si registrerebbero circa 8.000 decessi.
L’allarme pandemico causato dal virus A/H1N1 e la forte concentrazione di comunicazioni tese ad allertare la popolazione circa la capacità diffusiva di questo nuovo virus - come dichiarato dal dott. Emilio Mortella, Presidente di Ageing Society Osservatorio Terza Età - rischiano di porre in secondo piano la normale ma più pericolosa sindrome influenzale, ritardando l’annuale campagna di vaccinazione per quest’ultima rivolta soprattutto agli anziani. Ci potremmo trovare dunque davanti ad un paradosso: a causa del procurato allarme per una influenza in realtà più lieve della stagionale, ci ritroveremo con più morti di influenza stagionale rispetto agli altri anni.
A questo punto la normale influenza sarebbe davvero da considerare come una pericolosa epidemia (ma non comunque una pandemia, dato che i soggetti esposti a pericolo appartengono a categorie ben individuate).
Lo stesso povero viceministro alla Salute Ferruccio Fazio in questi giorni è stato sbeffeggiato dai media per aver detto delle ovvietà e aver cercato di contenere l’allarme infondato: tutti a urlargli “Ferrù, ma cosa dici, non vedi quanta gente muore!”. In verità la mortalità dell’influenza A rimane comunque innegabilmente inferiore a quella dell’influenza normale. Gli stessi giornalisti quando vanno più a fondo sull’argomento, sono costretti a enumerare questi dati. Ma allora perché tutti i maggiori quotidiani nazionali negli ultimi giorni continuano a dedicare cubitali e allarmistici titoli sulle loro prime pagine? A pensar male molto spesso ci si azzecca. E in questa materia in passato pensando male spesso ci hanno azzeccato. Io ho ancora in mente l’allarme planetario che lanciò l’OMS in occasione dell’influenza aviaria. Terribile pandemia che in Italia causò la morte di due o tre cigni. Cosa alquanto tragica. Nonostante ciò medicinali e fantomatici vaccini (dato che non ne esistevano di veri) vennero venduti a vagonate, e tutto a causa della campagna disinformativa portata avanti dall’OMS e dai media in seguito alle pressioni delle lobbies farmaceutiche, che giusto uscivano da un periodo di basse vendite e profitti.
Già quest’estate, quando l’allarme veniva dall’Inghilterra, il governo italiano aveva prenotato centinaia di migliaia di vaccini, con gran gaudio delle industrie farmaceutiche produttrici. Il 7 agosto il Presidente del Consiglio autorizzava il Ministero del lavoro e della salute ad acquistare i vaccini contro l’influenza “A” per proteggere dalla prevista epidemia almeno il 40% (!) della popolazione. Molti avevano criticato l'acquisto perchè ritenuto spropositato nella quantità. Fortunatamente ora verranno utilizzati, anche se non penso proprio tutti. Con ciò non voglio dire che le persone più deboli e a rischio non facciano bene a vaccinarsi anche contro la suina, anzi. Voglio solo far notare però che questi procurati allarmi sono ciclici, comportano un uso criminale dei mezzi di informazione creando un panico ingiustificato, distraggono l’opinione pubblica da questioni ben più importanti e rilevanti, e regalano ad una certa industria una montagna di denaro.