lunedì 21 marzo 2011

Due bandiere


Ci sono due bandiere. La prima è tutta verde, colore dell'Islam preso a prestito dal colonnello Gheddafi per santificare la sua rivoluzione "popolare" permanente. La seconda è composta da una mezzaluna calante ed una stella bianca, su un tricolore a bande orizzontali rosso-nero-verde; è il simbolo della rivolta attuale ed è già stata bandiera del Regno Unito di Libia, cancellato nel 1969 dal colpo di stato dell'attuale dittatore. Durante il regno di re Idris I un'amministrazione intelligente mirante a non disperdere il valore aggiunto della presenza italiana nel paese favorì la convivenza pacifica tra libici autoctoni e italo-libici. Al contrario nel 1970 Gheddafi confiscò tutti i beni degli italo-libici e gli stessi cittadini furono costretti a lasciare il loro paese.
Oggi quel tricolore che sventola a Bengasi ci dice con chi stare: con i giovani ribelli che lottano per una Libia libera dal terrore di un pazzo dittatore disposto a pagare disperati mercenari centrafricani per massacrare il suo popolo e mantenere il potere; con chi sfida la morte pur di raccontare al mondo intero attraverso una webcam gli orrori dei rastrellamenti casa per casa, le fosse comuni e i deliberati bombardamenti sui civili. 
L'attacco a Gheddafi era inevitabile e per troppo tempo abbiamo indugiato permettendogli di risollevarsi e fare chissà quanti morti forse evitabili. Nel futuro della Libia e del mediterraneo non v'è più posto per lui. Mentre a Tripoli sono cadute le prime bombe su obiettivi mirati e circoscritti, al Cairo sono passate le riforme costituzionali: si andrà a votare a fine anno, senza Mubarak. La strada per la democrazia è ancora lunga, ma questa rivoluzione araba ormai è una realtà storica. 
Ci sono due bandiere, sì. Ma solo una è quella giusta.