mercoledì 7 luglio 2010

L'acqua della Patagonia nelle mani dell'ENEL


Luís Infanti, vescovo della Patagonia cilena, sta portando avanti un’audace battaglia contro il progetto HidroAysén, il quale minaccia 12 riserve forestali protette, con 15.645 devastati dagli impianti, e altri 4.6 milioni di ettari di paesaggi naturali degradati: un elettrodotto ad alta tensione attraverserà la Patagonia, fino alla capitale, con 2.200 chilometri di linee ad alta tensione, toccando otto regioni e 64 comuni. Il progetto è oggi portato avanti da Enel, la quale nel 2009 ha acquisito Endesa, la più grande società di energia elettrica in Spagna, e che godeva in Chile dei derechos de agua grazie ad una ingiusta legge promulgata da Pinochet sotto dittatura militare. 
Alla fine di aprile il vescovo Infanti, originario di Longarone (paese che subì più di tutti la tragedia del Vajont), è riuscito partecipare a Roma all’assemblea deglia azionisti Enel grazie all’intercessione della Fondazione Culturale della Banca Etica. Nel suo intervento di 10 minuti Infanti ha provato a spiegare le ingiustizie legate ad un simile progetto faraonico. 
“Oggi c’è gente di tutto il mondo interessata alla Patagonia e ai fiumi Baker e Pascua. La regione dell’Aysén ha perso la sua caratteristica tranquillità per il progetto di cinque mega-dighe che sono destinate a distruggere buona parte delle riserve naturali del nostro territorio”. La decisione definitiva di approvare il progetto Endesa-Enel non è ancora stata presa. Ma le imprese energetiche fanno pressioni sul governo affinchè questo dia il suo via libera. “L’energia che si conta di produrre per la Patagonia, non andrà a beneficio della stessa Patagonia, ma a quello delle imprese minerarie situate a più di 2.000 km di distanza dalla regione, nel nord del Chile”. La Patagonia rappresenta una delle riserve d’acqua più grandi del pianeta, per questo le imprese energetiche hanno molto interesse ad essere padroni della sua acqua. 
Il problema principale però è quello della proprietà dell’acqua: in Cile è per l’82% proprietà dell’Enel. E in Patagonia il 96% dell’acqua è proprietà di questa impresa. “L’acqua è un elemento essenziale per la vita. Ogni giorno più scarso: non perché sia più scarsa l’acqua nel pianeta, ma perché ogni giorno la contaminiamo e deterioriamo maggiormente, al punto che oggi essere padroni dell’acqua equivale ad avere molto potere”. 
Enel è un’impresa multinazionale, con il 69% del capitale sociale controllato da privati e il 31% dallo Stato italiano, tramite il Ministero dell’Economia. Pertanto siamo di fronte anche ad un problema di sovranità nazionale. A questo riguardo Infanti chiese all’assemblea dei soci Enel: “che direbbero l’Italia o la Spagna o la Germania, se l’82% delle loro acque fossero proprietà del governo della Cina o del Giappone o di chi per lì? Siamo di fronte ad un nuovo tipo di colonizzazione. Noi chiediamo che non facciano nel sud del mondo ciò che nel nord del mondo non gli lascierebbero fare. Non possiamo trattare l’acqua, la terra e l’aria come qualsiasi altra cosa. Non sono delle scarpe, non è una camicia. Se io privo qualcuno dell’aria, lo uccido. Se io privo qualcuno dell’acqua o della terra, lo uccido allo stesso modo. Tutte le persone tengono diritto a questi beni comuni. La loro privatizzazione è utilitaristica ad un settore economico, in pregiudizio di un altro settore”. Il 20% della popolazione mondiale depreda l’80% dei beni del pianeta. In Cile c’è grande colpevolezza dei politici, ma anche della popolazione, poiché nella misura in cui questa non prende coscienza e non reclama e esige giustizia, prosegue cooperando con questa struttura ingiusta.