lunedì 22 febbraio 2010

Il Togo squalificato per i suoi morti


L’8 gennaio 2010 l’autobus che trasportava la nazionale di calcio del Togo in Angola è stato vittima di un sanguinoso attentato che ha causato il ferimento di nove persone e la morte di tre membri della delegazione togolese. La strage è avvenuta in Cabinda, un’enclave angolana posta tra il Congo-Brazzaville e la Repubblica Democratica del Congo, grande poco più della Provincia di Trento e abitata da 420 mila persone.
La Cabinda, oltre agli attacchi terroristici portati avanti contro le truppe angolane, è devastata da una guerra civile tra le due organizzazioni indipendentiste presenti sul territorio: il Fórum Cabindês para o Diálogo (Fdc) ed il Frente para a Libertação do Enclave de Cabinda (Flec). La prima nel 2006 ha accettato una tregua con il governo di Luanda, respinta dalla seconda.
Gli interessi in gioco sono molti. L’Angola è divenuto nel 2009 il primo produttore di petrolio del continente africano e Luanda produce il 60% dei propri idrocarburi proprio in Cabinda. In questa sottile striscia di terra sono presenti alcune delle più importanti multinazionali del settore (comprese la francese Total, l’americana Chevron e l’italiana Eni).
Tre giorni fa (19/02/2010) il Tribunale di arbitrato sportivo di Losanna (TAS) ha respinto provvisoriamente il ricorso della Federazione togolese che chiedeva l'ammissione alla Coppa d'Africa del 2012. Il Togo è stato squalificato dalla Confédération Africaine de Football (CAF) per le prossime due edizioni a causa della decisione di ritirarsi dalla manifestazione.
Bisogna sottolineare però che il TAS ha respinto solo un’istanza di misura cautelare che avrebbe permesso al Togo di partecipare ai sorteggi per la prossima Coppa d’Africa che si sono tenuti il 20 febbraio, tuttavia nel merito l’appello del Togo è ancora pendente: nei prossimi giorni verrà formato il collegio dei tre arbitri e la sentenza si attende in primavera.
La decisione di squalificare il Togo per le prossime due edizioni della Coppa d’Africa è stata presa da Issa Hayatou, camerunese capo della CAF dal 1988 e grande amico di Joseph Blatter.
Squalificare il Togo per aver rinunciato a giocare la coppa dopo aver subito un simile attentato ha del grottesco. Il messaggio che sembra si voglia far passare è che lo spettacolo non possa mai essere fermato, per nessun motivo.
Hayatou incolpa il governo del Togo per aver interferito nella decisione della Federazione calcio togolese ordinando il suo rientro in patria, mentre i giocatori avevano invece scelto di partecipare ugualmente alla Coppa d’Africa. Rimane da chiedersi però come questo signore abbia potuto avallare la scelta dell’Angola di far giocare le partite di un girone intero in una delle aree più pericolose dell’intera Africa, dove in futuro le “armi continueranno a parlare”, come proclamato dai ribelli del Flec.