sabato 7 gennaio 2012

La morte di Tremaglia, la fine del dopoguerra


La morte di Mirko Tremaglia rappresenta una grossa perdita per la politica italiana perchè se ne va una persona che ha sempre agito in coerenza con le proprie idee, vivendo da uomo libero fino alla fine. 
Tremaglia era un ragazzo di Salò. A 17 anni decise di andare volontario nelle forze armate della RSI. Vi andò perché sentiva di essere nel giusto con quella sua scelta. Sentiva che solo in quel modo avrebbe potuto combattere per l'Italia. 
Le sensazioni e i sentimenti dei tanti adolescenti italiani che come lui decisero di andare a cercar la bella morte in riva al Garda sono oggi di difficile comprensione per la maggior parte di noi. 
Provare ad immedesimarsi in loro è operazione oramai impossibile. Per la maggior parte degli italiani di oggi e ancor più per i giovani millenials il pur lunghissimo dopoguerra italiano può infatti considerarsi chiuso. La politica come continuazione della guerra civile tra fascisti e antifascisti appartiene oggi all'ambito dell'irreale, del nostalgismo.
Purtroppo però ancora nel 2012, sia a destra sia a sinistra, rimangono vive alcune sacche di tribalismo che cercano di inquinare il dibattito pubblico. Queste sacche sono composte da chi si appropria della memoria d'altri lucrandone in termini di facile consenso. 
Esse sono nemiche dell'Italia, poichè rallentano il percorso di maturazione del Paese impedendogli di elaborare una distaccata memoria storica delle dolorose vicende del '900. Per fortuna però, esse sono sempre più minoritarie. 
Ciò lo dimostra direttamente anche la vicenda personale di Mirko Tremaglia, persona e politico stimato anche "dall'altra parte". 
Tremaglia ha infatti perseguito in vita i suoi ideali di bene e giustizia senza distinguere le persone per via del proprio colore. Quando ha combattutto contro le discriminazioni degli immigrati, lo ha fatto per tutti. Invitato in USA nel 2005, non ha esitato a rendere omaggio a Sacco e Vanzetti, i due anarchici italiani condannati ingiustamente a morte nel 1927 a New York. Quando volle una legge che desse il voto agli emigrati italiani, lo fece fregandosene dei calcoli elettorali. Da ministro venne ricevuto in tutto il mondo, ovunque vi fosse un italiano. 
Ecco perché ad onorare l'ultimo viaggio di Tremaglia si sono presentati esponenti politici di ogni appartenenza, oltre agli amici nel MSI, in AN e infine in FLI. Perchè, prendendo a prestito le parole di suo nipote, "era un pessimo politico poichè diceva sempre ad alta voce quello che pensava".
P.S. Tremaglia l'ho conosciuto veramente il 6 novembre 2010, quando è salito sul palco della prima convention di Fli per il suo comizio (da questo punto di vista, Tremaglia aveva anticipato Fini, mai iscrivendosi al Pdl): stava già male, ma le sue parole non lo davano a vedere. Anzi, sembrava più giovane di tanti altri, e lo era davvero.