Davvero bella l’intervista di Vittorio Zincone a Pierluigi Battista pubblicata questa settimana su Sette. Da standing ovation il passaggio in cui Pigi (classe ’55) afferma che “la rivoluzione andrebbe fatta contro la mia generazione, non contro la Gelmini. I garantiti tengono fuori i giovani precari”. Un concetto già espresso quest’estate da un suo articolo su Style (il magazine “maschile” del Corriere) intitolato “Ci vuole la rivoluzione” [a lato pagina conservata in agendina, dalla inconfondibile spiegazzatura].
Nella nuova emigrazione fatta di cervelli in fuga, nei partiti in mano da 20 anni alla stessa decadente classe politica, nella disoccupazione giovanile, nel sistema del welfare sbilanciato a favore di chi il posto ce l’ha già (e nullo per chi il posto se lo deve trovare), nella pensione che il precario non avrà e nei contributi che intanto paga a chi la pensione ce l’ha garantita. Lo vediamo ogni giorno. Oggi i giovani vengono sconfitti nel merito: “una nuova rivoluzione deve avere il merito come sua bandiera. Ecco perché i giovani dovrebbero chiedere conto con un certo vigore a noi anziani, abbarbicati alle nostre poltrone, avvinghiati ai nostri immarcescibili «diritti acquisiti», di questa spettacolare ingiustizia. Non invochino cooptazioni, non supplichino spazi magnanimamente concessi: se li prendano”.
Dai partiti, dai giornali e dalle aziende: i giovani da dentro devono far sentire la loro voce. “Senza una robusta spallata meritocratica questo Paese avvizzisce, si avvita, diventa decrepito, non irrorato da nessuna buona idea. Da nessun merito. Da nessun talento”. È ora di darsi una mossa. Ci vuole la rivoluzione.
Diceva: - se vogliamo fare una rivoluzione seria, ci sto. Ma se dopo 'sta riforma Gelmini finisce tutto, beh, c'è qualcosa che non va.
Diceva: - se vogliamo fare una rivoluzione seria, ci sto. Ma se dopo 'sta riforma Gelmini finisce tutto, beh, c'è qualcosa che non va.