Ieri sera vedendo Maurizio Lupi, ospite a Otto e Mezzo, difendere a spada tratta il capo del suo partito coinvolto in quello scandalo che tutti ormai sappiamo, mi sono chiesto in effetti quale fosse la posizione di Comunione e Liberazione (di cui lui è uno dei membri più famosi e importanti) di fronte al Rubygate. Decido quindi di andare a leggere la versione online del settimanale Tempi, organo di stampa ufficiale di chi si riconosce nel movimento fondato da don Luigi Giussani. Lo stesso giornale che qualche settimana fa aveva titolato in copertina "L'invotabile" con bella immagine di Fini, l'ateo che ha espresso posizioni favorevoli nei confronti di legislazioni che vadano a regolamentare il testamento biologico e le unioni di fatto, oggi si trova a difendere Silvio Berlusconi, in questo modo:
«Ai cattolici, come vado ripetendo a chi mi chiede, dico solo questo e, più avanti, anche qualcos’altro. Dico, primo: state tranquilli, anche se fosse tutto provato quello che ci viene schifosamente anticipato, dite agli amici libertini di Repubblica&Co.: ma non siete voi quelli che sostengono e propagandano ogni santo giorno la morale relativista, non siete voi che denunciate ogni santo giorno la “morale sessuofoba della chiesa” e “la chiesa che si infila nelle lenzuola dei cittadini” eccetera? Non siete voi che insegnate ai giovani ad accoppiarsi liberamente e in tutti i modi possibili tanto meglio è? Non siete voi che dite: accoppiatevi e in caso di “incidente” abortite? E abortite al primo, al secondo, al terzo, al quarto e perfino (versione democrat inglese) al settimo mese? Bene. Eccovi serviti. Ci venite a parlare di “peccato”, voi? Ma, insomma, cosa avreste moralmente da chiedere al Silvio relativista, emancipato sessualmente, privo di senso del limite e del peccato? Che con tutto questo non ha fatto un solo spot a favore del condom?
[...] Ricordo inoltre che non dobbiamo agitarci troppo, cari fratelli cattolici, perché con san Paolo abbiamo imparato che, anche nei momenti difficili in cui la carne delle ragazze serviva per nutrire le belve del circo e le orge di re e senatori romani, i cristiani che per ovvie ragioni pure non potevano apprezzare l’ideale morale di certi loro capi di governo che li portarono in catene al Colosseo per la contentezza delle fiere affamate, non pregavano il Padre Nostro affinché cambiasse la morale ai re e principati. Magari han fatto anche questo. Ma soprattutto, raccomandano le lettere di Paolo, i cristiani pregano non per cambiare la morale ai re, ma perché i re, libertini o empi che siano, sappiano ben governare. Paolo a Timoteo, paragrafo 2: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità».
«Ai cattolici, come vado ripetendo a chi mi chiede, dico solo questo e, più avanti, anche qualcos’altro. Dico, primo: state tranquilli, anche se fosse tutto provato quello che ci viene schifosamente anticipato, dite agli amici libertini di Repubblica&Co.: ma non siete voi quelli che sostengono e propagandano ogni santo giorno la morale relativista, non siete voi che denunciate ogni santo giorno la “morale sessuofoba della chiesa” e “la chiesa che si infila nelle lenzuola dei cittadini” eccetera? Non siete voi che insegnate ai giovani ad accoppiarsi liberamente e in tutti i modi possibili tanto meglio è? Non siete voi che dite: accoppiatevi e in caso di “incidente” abortite? E abortite al primo, al secondo, al terzo, al quarto e perfino (versione democrat inglese) al settimo mese? Bene. Eccovi serviti. Ci venite a parlare di “peccato”, voi? Ma, insomma, cosa avreste moralmente da chiedere al Silvio relativista, emancipato sessualmente, privo di senso del limite e del peccato? Che con tutto questo non ha fatto un solo spot a favore del condom?
[...] Ricordo inoltre che non dobbiamo agitarci troppo, cari fratelli cattolici, perché con san Paolo abbiamo imparato che, anche nei momenti difficili in cui la carne delle ragazze serviva per nutrire le belve del circo e le orge di re e senatori romani, i cristiani che per ovvie ragioni pure non potevano apprezzare l’ideale morale di certi loro capi di governo che li portarono in catene al Colosseo per la contentezza delle fiere affamate, non pregavano il Padre Nostro affinché cambiasse la morale ai re e principati. Magari han fatto anche questo. Ma soprattutto, raccomandano le lettere di Paolo, i cristiani pregano non per cambiare la morale ai re, ma perché i re, libertini o empi che siano, sappiano ben governare. Paolo a Timoteo, paragrafo 2: «Ti raccomando dunque, prima di tutto, che si facciano domande, suppliche, preghiere e ringraziamenti per tutti gli uomini, per i re e per tutti quelli che stanno al potere, perché possiamo trascorrere una vita calma e tranquilla con tutta pietà e dignità».
L'editoriale è di Luigi Amicone, fondatore e direttore della rivista. Il concetto di "pregare per Silvio" affinchè riconosca l'errore e si riporti sulla retta via l'ho incontrato anche ieri nella rubrica delle opinioni del quotidiano piacentino Libertà (19 gennaio, pg. 45). Don Giancarlo Conte nella sua lettera "A Berlusconi è mancato l'essenziale: un amico vero" conclude scrivendo:
«Nelle difficoltà di questi giorni chi è credente chieda a Dio di dare al Presidente del Consiglio un coraggio gigantesco. Chi gli è ostile non aggiunga benzina sul fuoco. Chi gli vuole bene non pianga l'idolo infranto e sostenga l'amico ferito».
«Nelle difficoltà di questi giorni chi è credente chieda a Dio di dare al Presidente del Consiglio un coraggio gigantesco. Chi gli è ostile non aggiunga benzina sul fuoco. Chi gli vuole bene non pianga l'idolo infranto e sostenga l'amico ferito».
Non solo. In queste ore sento e leggo molti commenti citare il vangelico "Chi è senza peccato scagli la prima pietra" a difesa del Premier. C'è chi condanna "l'errore, ma non la persona". Un peccato può essere sanato, basta il pentimento. Tutto vero, tutto bellissimo: preghiamo per Silvio, perchè si riprenda e si ravveda, ma chiediamogli anche di dimettersi. Perchè non è un re o un sovrano, ma un presidente del Consiglio.