domenica 16 maggio 2010

Non è un paese per giovani


In Olanda e in altri paesi europei a vent’anni i giovani lasciano le proprie famiglie e iniziano ad avere loro responsabilità nella gestione della vita quotidiana. In Italia invece è considerato normale che un giovane di trent’anni viva ancora con i suoi genitori. Le tappe verso il passaggio alla vita adulta, come finire gli studi, cercare lavoro, uscire dalla famiglia, formare una coppia stabile e avere dei figli, si stanno dilatando nel tempo. La flessibilità del lavoro e la mancanza di interventi sociali fanno sì che se un giovane con un contratto a tempo determinato rimane senza lavoro, molto spesso è costretto a tornare a vivere con i suoi genitori.
L’economia italiana è in declino, e i primi a denunciarlo sono gli stessi industriali. Conserviamo il debito pubblico più alto di tutta l’Unione Europea, e questo contribuisce a impedirci di fare le riforme necessarie per rilanciare la nostra economia. La crisi finanziaria del 2007/2008 è piovuta sul bagnato: negli ultimi 15 anni l’Italia è cresciuta meno degli altri paesi europei.
La classe politica è vecchia, anacronistica, attaccata ai suoi scranni. L’Italia è l’unico paese dove quando si perdono le elezioni non si cambiano i leader, ma il nome del partito. Di fronte al fallimento, la parola “dimissioni” non esiste. Così che gli stessi che comandavano 20 anni fa, comandano ancora oggi. In politica, nelle università e nel lavoro i giovani sono mal visti, come dei potenziali avversari, come quelli che ti possono rubare il potere. In questa situazione ai giovani rimangono due soluzioni: la prima è andarsene, cercando gratificazioni in altri paesi; la seconda è rimanere e aspettare l’estinzione dei dinosauri.
Siamo vicini all’esplosione di conflitto intergenerazionale? E’ probabile. Tuttavia quello che so con certezza è che oggi i giovani italiani iniziano ad essere molto stanchi dell’immobilità del paese nel quale vivono. Ci sono molti segnali di una voglia generale di cambiare. Il problema che abbiamo di fronte però non è piccolo: non si trova chi possa raccogliere questa voglia di cambiamento.

(fonte immagine: l'Espresso)