lunedì 28 marzo 2011

San Francisco/Milano


San Francisco è sempre stata città d'avanguardia. Negli ultimi anni da qui sono partite le battaglie per l'ambiente, la difesa dei consumatori, l'integrazione multietnica, i diritti civili. The Pacific Rim, il bordo del pacifico, si è sempre contraddistinto per precorrere i tempi spinto da uno spirito libertario impossibile da contenere nelle strette gabbie della politica di Washington. Non solo a sinistra, ma anche a destra. Per esempio lo stesso "The Governator" Arnold Schwarzenegger sulle politiche ambientali si è dissociato fin dal 2006 dalla linea repubblicana, entrando in rotta di collisione con l'amministrazione Bush. Sotto la sua guida la California ha adottato standard più stringenti sui gas di scarico delle automobili e ha imposto tetti severi alle emissioni carboniche per le centrali termoelettriche, le industrie inquinanti e anche le navi. La fuga in avanti della California è stata poi imitata a livello centrale dall'amministrazione Obama. 
La West Coast è ormai da tempo un laboratorio per l'America intera. Qui sorge la Silicon Valley: a Mountain View c'è Google e a Palo Alto c'è Facebook, senza dimenticare la Apple di Steve Jobs. Tutto ciò che è innovazione è "concept in California". Qui ci sono alcune delle migliori università degli Stati Uniti (come Stanford o Berkeley) che attirano  cervelli da tutto il mondo, Italia compresa. Un giovane con un'idea valida sa che qui non sarà difficile trovare qualcuno disponibile a finanziarlo: questa è la patria del venture capital
Non solo. La San Francisco Bay è simbolo di integrazione ed esempio da imitare per costruire una società dove il rispetto delle regole da parte di tutti sia alla base di una pacifica convivenza civile. Far convivere tanti gruppi diversi è molto difficile: il reclutamento delle forze dell'ordine può essere però un indicatore del metodo d'integrazione americano. Secondo Federico Rampini (autore di San Francisco-Milano, Editori Laterza) "la composizione delle pattuglie dà due messaggi agli immmigrati. Il primo è un messaggio di eguaglianza: nessuno ce l'ha con te per il colore della tua pelle visto che uno dei tuoi indossa la divisa. Il secondo è un messaggio disciplinante: non hai alibi per non rispettare la legge del paese che ti ha accolto, e se fai il furbo uno dei tuoi è pronto a metterti in manette". Sicurezza e integrazione vivono a due piani differenti. Promuovere la seconda non significa affatto rinunciare alla c.d. tolleranza zero. In America almeno non è così. Conseguente riflessione: "il giorno in cui a Milano circoleranno pattuglie della polizia con agenti albanesi e marocchini, faranno meglio il loro mestiere. Da un lato gli immigrati sentiranno meno razzismo. Dall'altro il controllo del territorio e la lotta alla criminalità, compresa quella straniera, saranno più efficaci".