martedì 29 marzo 2011

Comunisti Padani


Chi si ricorda del Parlamento del Nord? Era un organismo creato dalla Lega Nord con rappresentanza interna al proprio ambito politico. Venne eletto nel 1997 attraverso una consultazione non ufficiale degli iscritti e dei simpatizzanti. Anche se non gli fu attribuita titolarità di rappresentanza democratica nel senso stretto del termine, è però interessante andare a vedere come il "Parlamento Padano"  si divise al suo interno in forze politiche concorrenti, le quali si ispiravano ideologie politiche differenti: tra queste una delle componenti più numerose era quella dei Comunisti Padani.
Mentre negli ultimi anni il Parlamento del Nord ha ormai perso importanza, la corrente dei Comunisti Padani è invece ancora attiva, specialmente in Emilia Romagna. Per esempio a Brescello, nel paese che fu di Don Camillo e Peppone, dove si era anche pensato di presentare una lista con un simbolo rosso: una falce e un martello. Una lista composta naturalmente solo da Comunisti Padani. D’altra parte fu il modenese Mauro Manfredini, oggi capogruppo in consiglio regionale dell’Emilia Romagna, ad inventarsi la sigla dei Comunisti Padani. Come racconta Eleonora Bianchini ne Il libro che la Lega Nord non ti farebbe mai leggere (Newton Compton Editori) «nel 1990 Manfredini decise di prendere penna e francobollo e indirizzare a Umberto Bossi quello che per lui era il simbolo del movimento leghista declinato in salsa emiliana, ovvero comunista. Correva il periodo in cui Bossi aveva chiesto a Maroni di stilare l’elenco con tutti i movimenti che avrebbero fatto parte dell’atto costitutivo della Lega: c’era la Liga Veneta, la Lega Lombarda, il Piedmont Autonomista, l’Uniun Ligure, l’Alleanza Toscana, la Lega Toscane, il Movimento per la Toscana e la Lega Emiliano-Romagnola. Mancava solo qualcuno che presentasse una lista di “chiara appartenenza di sinistra”, come ripeteva con una certa insistenza Bossi a Maroni». Entrarono così in scena una falce e un martello colorati di verde.
E' utile ricordare che fin da giovani Bossi e Maroni avevano avuto simpatie molto forti per le lotte comuniste: Umberto Bossi si era iscritto nel 1975 al Partito Comunista nella sezione di Verghera, una frazione di Samarate in provincia di Varese. Bobo Maroni invece a sedici anni era già militante dei marxisti-leninisti di Varese ma successivamente passò al movimento di Democrazia Proletaria. La coppia Bossi-Maroni lasciò  la sinistra radicale nel 1979 per mettersi in proprio e fondare la Lega autonomista lombarda, ovvero la capostipite della Lega Nord.
Oggi la Lega rispolvera la sua anima comunista  per occupare l’Emilia, portando via moltissimi voti alle sinistre. Essere comunisti padani significa infatti “essere sì leghisti, ma soprattutto comunisti”, significa votare “mozioni che non avrebbero il coraggio di votare neppure i colleghi del PD”. Parole di Marco Lusetti, ex vicesindaco di Guastalla, espulso recentemente dal segretario della Lega Nord Emilia e suo ex compagno Angelo Alessandri “per indegnità morale”. La sua colpa? Aver chiesto lumi sull’utilizzo di certi fondi pubblici che la Regione destinava ai consiglieri leghisti.
Non solo Emilia: difatti l’esponente più celebre dei comunisti padani è forse Matteo Salvini, consigliere comunale a Milano ed ex segretario provinciale della Lega Nord, oggi europarlamentare. Iscritto alla facoltà di Storia della Statale detiene un piccolo record: 18 anni di cui 14 fuori corso. Prima di essere spedito a Bruxelles aveva dichiarato: “prima c'erano i posti riservati agli invalidi, agli anziani e alle donne incinte; adesso si può pensare a posti o vagoni riservati ai milanesi”. Un comunismo in odore di xenofobia e razzismo, molto vicino alle idee di estrema destra di Borghezio, strenuo difensore della superiorità etnica dei padani. 
Lo stesso Borghezio – in passato simpatizzante di Ordine Nuovo e oggi anello di congiunzione tra la Lega Nord e il Front Popolar fondato da Le Pen – è sempre attento però a rimarcare che la Lega non è “né di destra né di sinistra”, ma semplicemente “oltre”. Tra i militanti della Lega Nord inoltre capita spesso di trovare nostalgici del fascismo, anche tra i più giovani, come mostrano alcuni casi della provincia bergamasca. Cos’è dunque oggi la Lega Nord? Come riesce a far convivere nello stesso movimento i comunisti padani con i loro compagni di partito cultori del Duce e sostenitori del Fronte di Liberazione del maiale? Evidentemente nel vasto mondo leghista c’è un po’ di confusione: saluti romani e pugni chiusi non vanno d’accordo e non ci sembra che la Lega Nord sia tra le forze politiche che perseguono il superamento delle ideologie nel XXI secolo. Semplicemente Bossi sfrutta con arguzia entrambi gli opposti estremismi, incoraggiandoli dove possono portargli più voti. Una politica attenta a sfruttare le paure della gente. Il nord può affidarsi a loro?