“Futuro e Libertà per l’Italia”: partire da un nome per proseguire un progetto. “Futuristi”: aggettivo nobile, storico, artistico, ma da meritarsi. Sicuramente ci farebbe piacere un giorno passeggiare e venire riconosciuti per questo: “guarda, quelli sono i nuovi futuristi!”. Un futurismo certo più politico che artistico, ma d’altronde anche lo stesso Filippo Tommaso Marinetti aveva nel 1918 creato il Partito Politico Futurista con lo scopo di tradurre nella lotta politica gli ideali del movimento futurista.
“Noi ci ribelliamo alla suprema ammirazione delle vecchie tele, delle vecchie statue, degli oggetti vecchi e dell'entusiasmo per tutto ciò che è tarlato, sudicio, corroso dal tempo, e giudichiamo ingiusto, delittuoso, l'abituale disdegno per tutto ciò che è giovane, nuovo e palpitante di vita”: nel 1910 Umberto Boccioni criticava la staticità dell’arte pittorica e i passatisti (coloro che amano esclusivamente il passato). Allo stesso modo oggi noi critichiamo l’immobilismo della politica italiana e la mancata apertura di una stagione dinamica e riformista.
“Giovani futuristi”: suona maledettamente bene. Così bene da sembrare un’endiadi. D’altra parte noi giovani siamo per natura futuristi: per spirito d’iniziativa, per dinamismo, per la volontà di essere avanguardia. C’è qualcosa che ci spinge a riconoscere sempre prima degli altri le buone idee, quelle da cui derivano mode e rivoluzioni. Forse perché il futuro noi un po’ già lo viviamo nel presente, essendo i cittadini di domani. O forse perché abbiamo il coraggio di buttarci in una cosa, senza stare a pensarci troppo, senza masturbazioni mentali. Ci basta riconoscere il giusto e il sbagliato, per scegliere il giusto.