Parlando ieri sera con alcuni amici si rifletteva su come sia difficile oggi per una persona intelligente che pensa, interpreta, capisce la politica andare a votare. Chi ci tiene al proprio voto - quando non è un militante - si fa davvero un sacco di pare. Si interroga se debba votare per convenienza o per principi, per punire un dato partito o per lanciarne un altro, per limitare il potere di una fazione o per la persona che sembra più sincera.
Gli indecisi dovrebbero essere la categoria verso la quale puntare la campagna elettorale. Attraverso promesse, programmi, risultati ottenuti. In questa campagna elettorale però di programmi se ne sono visti pochi assai. Berlusconi l’ha trasformata nell’ennesimo referendum pro o contro la sua persona, consapevole di aver portato a casa pochi risultati da quando è tornato al governo, limitandosi a congelare la situazione.
Che in Italia fosse difficile parlare di cose serie, soprattutto durante i periodi elettorali, si sapeva già. Ma questa volta si è sinceramente esagerato. I processi al Premier, i casi di corruzione e il caos liste hanno azzerato il dibattito sui temi di cui la politica dovrebbe occuparsi. Di idee di riforma sentiamo solo quelle sulla giustizia, finte. Parlare in maniera costruttiva di crisi economica, sussidi ai lavoratori, riforma della scuola, riduzione dei costi della politica, riforme sociali, etc. sembra diventata roba da nerd.
Segnali che gli italiani siano stanchi di questa situazione per fortuna ce ne sono molti. Il problema è che non sanno più a che santo votarsi. Cresce quindi la voglia di voti di protesta, smaccatamente antipolitici (Idv, Movimento 5 stelle, in parte Lega Nord), schede bianche e astensioni.
Personalmente sono sempre per andare a votare, qualunque cosa succeda, perché è con il voto che il cittadino fa sentire veramente la sua voce. Ed è una voce che decide.
Ricordiamoci che queste sono elezioni regionali. Bisogna decidere chi governerà un ente che sembra destinato in futuro a svolgere compiti sempre più importanti e determinanti per la vita della comunità. Insomma, il voto è una cosa seria. Non un referendum su Berlusconi.
(immagine: il ministro Brunetta alla manifestazione del Pdl di ieri)