La notizia di questi tempi è di quelle da ascrivere alle buone: martedì (02-02-2010) la Commissione Bilancio del Senato ha cassato 8 commi fondamentali del decreto che doveva disporre la trasformazione della Protezione Civile da Dipartimento a Società per azioni.
Con la scusa di ''garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della protezione civile'' si vuole infatti privatizzarla, esternalizzando quasi tutte le sue attività con effetti negativi per la trasparenza nelle gare d’appalto dei servizi. Che il business dell’emergenza sia una gallina dalle uova d’oro iniziano ormai ad accorgersene un po’ tutti. Ma soprattutto se n’è accorto il suo capo, il ministro in pectore Guido Bertolaso: è stato lui il più grande promotore della riforma.
Lo stesso padre fondatore della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti aveva affermato che “già ora la Protezione civile dispone di adeguati strumenti per intervenire in modo tempestivo ed ha la possibilita' di agire in deroga alle norme. Mi chiedo quindi se fosse proprio necessario varare una nuova struttura; chi si trova a gestire le emergenze deve poter disporre dei meccanismi necessari per far funzionare la macchina degli interventi in maniera rapida ed efficace. Ricordo che nel 1976, quando mi trovai ad affrontare il terremoto in Friuli, chiesi all'allora ministro dell'Interno Francesco Cossiga fino a che punto potessi spingermi in materia di poteri di intervento. E lui mi disse: «è discutibile se puoi condannare a morte qualcuno, ma per il resto puoi fare tutto! ». I poteri eccezionali per far fronte alle emergenze, insomma, c'erano anche più di trent'anni fa”.
Anche la Cgil – sempre fra i piedi questi – aveva denunciato come il disegno fosse anticostituzionale, “un tentativo di esautorare gli enti locali, le regioni e tutte le altre istituzioni preposte al governo del Paese trasformando Palazzo Chigi nel più grande ente appaltatore della nazione a concorrenza sleale». Infatti la società è sì per azioni, ma queste rimangono tutte nelle mani del Presidente del Consiglio. Il rischio è quindi quello di andare incontro ad un pericoloso decentramento che esautori completamente dalle procedure di emergenza Comuni, Provincie e Regioni.
C’è poi l’ulteriore rischio che vengano favorite nei contratti sempre le solite società di sicurezza private; come avviene con le organizzazioni Ipoa, Triple Canopy, Blackwater che sono solite fare affari con il dipartimento di stato americano in Iraq, Afghanistan e ora Haiti.
A questo punto l’ingenuo (il sottoscritto) si chiede perché si debba per forza cambiare una delle poche cose che in Italia ancora funziona bene, e che dovunque va nel mondo raccoglie solo elogi. L’ingenuo però non sa darsi risposta, se non quella che qualcuno vuole spartirsi la torta e mangiarsela fino all’ultima briciola.
La Commissione ha bocciato i commi del decreto che prevedevano che la società avesse ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per lo stesso dipartimento, compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche e la progettazione, la scelta del contraente, la direzione dei lavori, la vigilanza degli interventi strutturali e infrastrutturali, nonché l'acquisizione di forniture e servizi. È stata eliminata anche la possibilità per la società di acquisire partecipazioni, detenere immobili ed esercitare ogni attività strumentale necessaria. Guido ha così perso la battaglia, tuttavia non possiamo essere certi di aver scampato il pericolo di un altro scippo di soldi pubblici: la motivazione della bocciatura è ufficialmente avvenuta infatti per mancanza di copertura finanziaria. Che sia tutto rinviato a tempi migliori?
P.S. Scrivo questo post-scriptum per due motivi: il primo è per dire al mondo che la parola “post” è dapprima latina e non inglese; il secondo è per segnalarvi un blog che ho incontrato per caso nella preparazione dell’articolo e che mi ha colpito per la sua forza. È Stazione MIR: contrariamente al nome l’oggetto (ma sarebbe meglio dire il soggetto) del blog è L’Aquila. L’autore, studente universitario come noi, riesce a portarci dentro la città, le sue storie nascoste ed i suoi problemi “in diretta”. L’amore per L’Aquila martoriata che traspare dai post non può non coinvolgervi.
(il link di Stazione MIR da oggi lo potete trovare anche nella bacheca “in-formazione in rete”)
Con la scusa di ''garantire economicità e tempestività agli interventi del Dipartimento della protezione civile'' si vuole infatti privatizzarla, esternalizzando quasi tutte le sue attività con effetti negativi per la trasparenza nelle gare d’appalto dei servizi. Che il business dell’emergenza sia una gallina dalle uova d’oro iniziano ormai ad accorgersene un po’ tutti. Ma soprattutto se n’è accorto il suo capo, il ministro in pectore Guido Bertolaso: è stato lui il più grande promotore della riforma.
Lo stesso padre fondatore della Protezione Civile Giuseppe Zamberletti aveva affermato che “già ora la Protezione civile dispone di adeguati strumenti per intervenire in modo tempestivo ed ha la possibilita' di agire in deroga alle norme. Mi chiedo quindi se fosse proprio necessario varare una nuova struttura; chi si trova a gestire le emergenze deve poter disporre dei meccanismi necessari per far funzionare la macchina degli interventi in maniera rapida ed efficace. Ricordo che nel 1976, quando mi trovai ad affrontare il terremoto in Friuli, chiesi all'allora ministro dell'Interno Francesco Cossiga fino a che punto potessi spingermi in materia di poteri di intervento. E lui mi disse: «è discutibile se puoi condannare a morte qualcuno, ma per il resto puoi fare tutto! ». I poteri eccezionali per far fronte alle emergenze, insomma, c'erano anche più di trent'anni fa”.
Anche la Cgil – sempre fra i piedi questi – aveva denunciato come il disegno fosse anticostituzionale, “un tentativo di esautorare gli enti locali, le regioni e tutte le altre istituzioni preposte al governo del Paese trasformando Palazzo Chigi nel più grande ente appaltatore della nazione a concorrenza sleale». Infatti la società è sì per azioni, ma queste rimangono tutte nelle mani del Presidente del Consiglio. Il rischio è quindi quello di andare incontro ad un pericoloso decentramento che esautori completamente dalle procedure di emergenza Comuni, Provincie e Regioni.
C’è poi l’ulteriore rischio che vengano favorite nei contratti sempre le solite società di sicurezza private; come avviene con le organizzazioni Ipoa, Triple Canopy, Blackwater che sono solite fare affari con il dipartimento di stato americano in Iraq, Afghanistan e ora Haiti.
A questo punto l’ingenuo (il sottoscritto) si chiede perché si debba per forza cambiare una delle poche cose che in Italia ancora funziona bene, e che dovunque va nel mondo raccoglie solo elogi. L’ingenuo però non sa darsi risposta, se non quella che qualcuno vuole spartirsi la torta e mangiarsela fino all’ultima briciola.
La Commissione ha bocciato i commi del decreto che prevedevano che la società avesse ad oggetto lo svolgimento delle funzioni strumentali per lo stesso dipartimento, compresa la gestione della flotta aerea e delle risorse tecnologiche e la progettazione, la scelta del contraente, la direzione dei lavori, la vigilanza degli interventi strutturali e infrastrutturali, nonché l'acquisizione di forniture e servizi. È stata eliminata anche la possibilità per la società di acquisire partecipazioni, detenere immobili ed esercitare ogni attività strumentale necessaria. Guido ha così perso la battaglia, tuttavia non possiamo essere certi di aver scampato il pericolo di un altro scippo di soldi pubblici: la motivazione della bocciatura è ufficialmente avvenuta infatti per mancanza di copertura finanziaria. Che sia tutto rinviato a tempi migliori?
(nella foto, Bertolaso con Obama al G8 de L'Aquila)
P.S. Scrivo questo post-scriptum per due motivi: il primo è per dire al mondo che la parola “post” è dapprima latina e non inglese; il secondo è per segnalarvi un blog che ho incontrato per caso nella preparazione dell’articolo e che mi ha colpito per la sua forza. È Stazione MIR: contrariamente al nome l’oggetto (ma sarebbe meglio dire il soggetto) del blog è L’Aquila. L’autore, studente universitario come noi, riesce a portarci dentro la città, le sue storie nascoste ed i suoi problemi “in diretta”. L’amore per L’Aquila martoriata che traspare dai post non può non coinvolgervi.
(il link di Stazione MIR da oggi lo potete trovare anche nella bacheca “in-formazione in rete”)