Mai come in questi giorni appare evidente quale vittoria di Pirro sia stata la dichiarazione di incostituzionalità del lodo Alfano. In primo luogo perché durante la sua vigenza ha consentito comunque a B di sfuggire alle condanne del processo Mills, dove anche la sentenza della Corte d’Appello di Milano ha riconosciuto la sua responsabilità per la corruzione giudiziaria dell’avvocato inglese. In secondo luogo per la presentazione del disegno di legge sul processo breve. Se con questo non siamo alla morte dell’ideale di giustizia, poco vi manca.
Fa ridere l’incipit che Gasparri e i suoi amici hanno dato a questo ddl, “Misure per la tutela del cittadino contro la durata indeterminata dei processi, in attuazione dell'articolo 111 della Costituzione e dell'articolo 6 della Convenzione europea sui diritti dell'uomo”, quando il vero scopo è quello di salvare B dai suoi processi al costo di passare come Attila sulle esigenze di giustizia di quei cittadini, più sfortunati degli altri, che si ritrovano coinvolti in processi con controparti ricche e potenti.
La durata massima di sei anni e i due anni imposti per ogni giudizio come tempo “ragionevole” vanno contro l’idea stessa di avere un processo breve. Se già oggi gli avvocati spingono ad allungare i processi con richieste defatigatorie e cavilli giuridici in vista del miraggio della prescrizione, possiamo ben capire cosa avverrà con l’entrata in vigore di questa legge. Anche il più incapace degli avvocati avrà vita facile a raggiungere l’estinzione del processo. E ciò senza considerare come nella realtà un processo serio e complicato come può esserlo uno per fallimento, o corruzione, o frode fiscale, o abuso d’ufficio, è quello che richiede più tempo per essere concluso.
Con questa legge i processi non saranno più brevi, semplicemente non si faranno.
In pratica l’ambito di applicazione della prescrizione breve è limitata ai reati dei politici, degli imprenditori, dei banchieri, degli industriali. Sono esclusi gli incensurati, e già questo è un profilo di incostituzionalità dato che prima della condanna un incensurato e un pregiudicato sono entrambi presunti innocenti, e non si capisce perché quest’ultimo debba essere discriminato. Cioè lo si capisce benissimo: perché certa gente incensurata lo resti a vita.
Era meglio il lodo Alfano perché almeno toccava solo lui. Il ddl sulla prescrizione compromette l’intero sistema giudiziario. Lo compromette riguardo ai reati futuri, che diverranno quasi impossibili da perseguire, ma anche nei processi in corso. Entrando in vigore cancellerà, in parte o totalmente, ad esempio i processi Parmalat, clinica Santa Rita, Cirio, Thyssen, rifiuti in Campania. Quelli più odiosi. Al contrario gli immigrati, e i poveracci in generale che delinquono per necessità, quelli che fanno dentro e fuori dalle carceri, a loro sarà concesso il processo “lungo”.
Era meglio il lodo Alfano ed è molto triste dirlo. Perché lasciarlo in vigore avrebbe voluto dire calpestare la Costituzione, legalizzare l’illegalità voltando lo sguardo a forza da un’altra parte, sottomettersi ad un padrone più uguale degli altri.
Basta poco per comprendere come questo ddl sia giuridicamente imbarazzante, voluto e sostenuto da una classe politica che ormai non ha più dignità, che disprezza il cittadino ed il suo bisogno di giustizia, che rimane lì chiusa nei suoi palazzi a pensare solo come rimanerci più a lungo.