mercoledì 4 maggio 2011

L'invenzione della "guerra a termine"


Da «il mio amico Gheddafi? Non lo disturbo» (Silvio Berlusconi) e «la Libia? Un modello di dialogo con le popolazioni» (Franco Frattini) siamo passati ai raid missilistici su Tripoli. Pressati dagli alleati, in particolare dalla Francia, anche l’Italia ha infine dovuto riconoscere che il rais libico non può più rimanere al suo posto. E tanti saluti al c.d. “Trattato di amicizia” con la Libia, per il quale un anno fa accampammo il dittatore beduino nella seicentesca Villa Pamphili, gli tributammo tutti gli onori col Carosello dei Carabinieri e ci rendemmo ridicoli al mondo permettendogli di insegnarci il Corano. «L’Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l’Europa» disse protetto dalle sue amazzoni di fronte a 500 ragazze ben retribuite.   
Prima della presentazione della mozione Pdl-Lega-Responsabili, nei confronti della Libia ormai pensavo di averle viste tutte da parte del Governo. Non è così, perché la Lega Nord è riuscita a inventarsi la “guerra a termine”: d’ora in avanti infatti si avranno «tempi certi da comunicare al Parlamento per concludere le azioni militari». E se in Libia o in un altro paese qualcuno vuole continuare a fare la guerra oltre il termine deciso dall’Italia, affari loro: noi ce ne andiamo a prescindere. Che fissare “tempi certi” per le missioni sia impossibile lo ha detto subito anche l’ammiraglio Rinaldo Veri, capo della componente navale delle forze alleate in Libia: «i progressi sono lenti ma costanti. La missione si concluderà solo quando tutte le truppe pro-Gheddafi si saranno ritirate e non ci saranno più minacce per i civili, come previsto dalla risoluzione 1.973 delle Nazioni Unite».
Anche in politica estera a dettare legge è quindi Umberto Bossi, il quale è ormai il vero Premier. Dopo il suo ultimo ricatto («Se non votate la nostra mozione, cade il governo») la Lega può dirsi soddisfatta, in quanto è riuscita a strumentalizzare una delicata situazione di politica estera in funzione delle prossime elezioni amministrative, rosicchiando qualche voto al Pdl e facendo apparire il Paese disunito di fronte alla comunità internazionale. 
In tutta Europa la “cultura” del Carroccio non è egemone, ma antagonista a quella delle destre di governo; ma purtroppo in Italia sta trascinando l’esecutivo – malgrado l’impegno da questo assunto in sede internazionale – a sposare la causa isolazionista. Il punto è che la Lega Nord non ha il “senso dello Stato” e non lo avrà mai, perché sopra la nostra bandiera Bossi e i suoi ci sputano sopra. Sono un partito nato per dividere il Paese, non per unirlo. Lasciare a loro gli affari esteri è uno tra gli errori peggiori che questo Governo possa fare. Oltre a non avere il senso dello Stato non posseggono né il sentimento europeista, né il polso del Mediterraneo.
Il pacifismo di Bossi è figlio di un isolazionismo “primomondista”: il “no alla guerra” equivale al “no alla globalizzazione”, come se quest'ultima non fosse un processo, ma una congiura ordita da poteri occulti, e potesse essere arginata dalla rinuncia, da parte dei paesi più forti, a esercitare responsabilità globali in aree di crisi militare o umanitaria.
Intanto, ogni giorno, i militari italiani rischiano la vita in missioni che trovano più sostegno nell’opposizione che nella maggioranza e che una parte dell’esecutivo rinnega, come se riguardassero la responsabilità di altri. Futuro e Libertà rappresenta coloro che preferiscono rischiare stando dalla parte giusta, quella della libertà e della democrazia, che chiamarsi fuori e lasciare ad altri la responsabilità di difendere chi viene massacrato dall’ex amico Gheddafi.